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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Sant'Agata Bolognese

Mafia, prestanome e riciclaggio di denaro: 13 arresti e beni sequestrati per 13mln di euro

In queste ore i Carabinieri stanno dando esecuzione a 13 arresti tra Bologna, Reggio Emilia e Modena. I fermati sarebbero tutti contigui alle cosche Arena e Nicoscia. Tra i beni sequestrati anche due immobili a Sant'Agata bolognese

Prestanome dietro numerose società, nonchè beni sia mobili che immobili, attraverso i quali veniva 'ripulito' denaro 'sporco'. Di questo sarebbero ritenuti responsabili tredici soggetti raggiunti in queste ore da un’ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal GIP di Bologna, su richiesta della locale DDA.
E' l'operazione antimafia condotta dai Carabinieri dei Nuclei Investigativi di Bologna, Reggio Emilia e Modena, con il supporto del Comando Provinciale di Crotone.
I fermi sono stati attuati in tutti e tre i comuni emiliani, e sono a carico di 13 soggetti (7 destinatari di custodie cautelari in carcere e 6 agli arresti domiciliari), tutti ritenuti contigui alle cosche Arena e Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Per loro - spiegano gli inquirenti - l'accusa "di avere, in concorso tra loro e nel contesto di un medesimo disegno criminoso, illecitamente e fittiziamente intestato a prestanome, società, beni mobili ed immobili, con il reinvestimento di capitali di illecita provenienza".
L’operazione in corso (VEDI IL VIDEO), prevede anche il sequestro di beni per un valore stimato di circa 13 milioni di euro e l’esecuzione di 30 perquisizioni locali. Impiegati circa 250 militari, con l’ausilio di unità cinofile ed elicotteri.

LE INDAGINI. L’operazione costituisce l’esito di due filoni di indagine svolte dai Carabinieri di Reggio Emilia (Operazione “Zarina”) e Bologna (Operazione “Aurora”), condotte rispettivamente da giugno 2010 ad ottobre 2011 e da novembre 2011 ad ottobre 2012, aventi per oggetto, in gran parte, gli stessi personaggi, pertanto coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia in un unico filone investigativo.
A Reggio Emilia l’indagine traeva origine, nel mese di giugno 2010, da una segnalazione della Camera di Commercio e da un controllo dei carabinieri finalizzato a chiarire l’attività posta in essere da una società calabrese con sede operativa in Gualtieri (RE) e sede legale ad Isola di Capo Rizzuto (KR). La successiva attività faceva emergere il coinvolgimento nella società di Michele Pugliese elemento di spicco delle cosche ARENA-NICOSCIA. Il boss della ‘ndrangheta, colpito da sequestro di beni nell’ambito di precedente indagine antimafia convenzionalmente denominata “Pandora” (della D.D.A. di Catanzaro e della Squadra Mobile di Crotone del 2009) era riuscito a intestare società ed altri valori a lui riconducibili a prestanome di sua fiducia.

A Bologna le attività vennero avviate, nel novembre 2011, dalla Compagnia di San Giovanni in Persiceto, a seguito dell’incendio di alcuni escavatori presso la cava di una società con sede a Castel Maggiore ma con attività di estrazione in Sala Bolognese, presso la quale risultavano effettuare movimento terra alcune ditte calabresi.
Le indagini, proseguite dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Bologna, si sono poi concentrate in particolar modo su una famiglia originaria appunto di Isola Capo Rizzuto ma da anni presente in Emilia Romagna ed in particolare in San Giovanni in Persiceto e Sant’Agata Bolognese, legata alle cosche Arena Nicosia.
Le indagini hanno esaminato la condizione patrimoniale degli indagati, le attività economiche, la riconducibilità ad essi di tali attività, le relazioni e i rapporti intercorrenti tra gli stessi e con associazioni criminali di tipo mafioso operanti in Calabria; in particolare sarebbero emersi rapporti, ancora una volta, con Michele Pugliese, legato alle cosche Arena Nicosia.

Dalle investigazioni di Bologna e Reggio Emilia gli investigatori hanno ricostruito una rete di attività imprenditoriali, tanto in Emilia Romagna quanto in Calabria, strettamente connesse tra loro che, pur formalmente intestate a prestanome, venivano mosse da un’unica volontà criminale/imprenditoriale.
Gli accertamenti patrimoniali condotti dal Nucleo Investigativo di Bologna hanno consentito altresì di evidenziare la sproporzione tra i redditi dichiarati e le effettive disponibilità economiche di Pugliese dei suoi prestanome, che ha portato all’emissione del decreto di sequestro preventivo di aziende, alberghi, trattori e rimorchi, autovetture, unità immobiliari (tra cui 2 alberghi) all'isola Capo Rizzuto (KR), Viadana (MN), Sant’Agata Bolognese (qui sono stati sequestrati due immobili per un valore di 300.000 euro) e Gualtieri (RE), nonché di tutti i rapporti con saldo attivo intrattenuti  con istituti di credito o finanziari sul territorio nazionale. La stima per difetto dei beni sequestrati è valutabile in circa 13 milioni di euro.

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