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Cronaca Via del Gomito

Maxi-processo Aemilia, Uil Penitenziari: 'A poche ore dall'inizio, mancano uomini e mezzi'

Il più imponente processo di mafia degli ultimi anni avrà inizio il 28 ottobre. Non vi sono spazi per contenere così tante persone così l'aula è stata allestita presso la Fiera. Per trasferire e assistere gli imputati, sarà necessario anche un buon numero di agenti, e proprio dalla UIL Penitenziari arriva il grido d'allarme

Mancano pochi giorni all'udienza preliminare di"Aemilia", il più imponente processo di mafia degli utlimi anni in Italia avrà inizio il 28 ottobre. Non vi sono spazi per contenere così tante persone, tra imputati e avvocati quasi 500 persone, così l'aula è stata allestita presso un Padiglione della Fiera di Bologna. 

Per trasferire e assistere gli imputati, sarà necessario anche un buon numero di agenti, e proprio dalla UIL Penitenziari arriva il grido d'allarme: "A poche ore dal suo inizio, non vi sono ancora i mezzi necessari per il trasferimento degli imputati e, soprattutto, del massiccio incremento di personale sbandierato dall’Amministrazione Centrale abbiamo la certezza che si ridurrà all’invio di soli tre unità". A scriverlo in una nota Domenico Maldarizzi, Coordinatore della Uil Penitenziari di Bologna: "il risultato sarà che al Personale della Dozza saranno negati i diritti soggettivi e saranno altresi costretti ad effettuare turni massacranti con tantissime ore di lavoro straordinario che forse non verranno nemmeno pagati puntualmente". 

“Per non parlare dei furgoni blindati con cui vengono accompagnati i detenuti”: - prosegue il sindacalista “hanno sulle spalle oltre 250mila chilometri, sono pochi e quei pochi sono sgangherati”. “E se malauguratamente, a causa dell’enorme contingente di Polizia Penitenziaria che verrà impiegato in tale processo non si riuscisse a garantire tutte le altre attività trattamentali o le numerose visite urgenti cosa accadrebbe? La colpa verrebbe addossata sicuramente sul Direttore dell’Istituto, Comandante di Reparto e Polizia Penitenziaria di Bologna".

Maldrizzi riferische anche che questo mese gli straordinari sono stati pagati parzialmente, ma "in compenso chiedono una sorta di affitto agli Agenti che vivono in caserma. Potremmo anche essere d’accordo a pagare un contributo ma ci aspettiamo almeno una sistemazione dignitosa” lamenta Maldarizzi. “Perché i colleghi in servizio al carcere della Dozza che usufruiscono delle stanze nella caserma sono costretti a vivere in condizioni pessime". Lo stesso sindacato due anni fa aveva realizzato "Lo scatto dentro" un reportage all’ interno del carcere della Dozza proprio per rendere note le condizioni di agenti e detenuti. 

“In Via del Gomito i problemi strutturali sono evidenti: Solo per citarne alcuni, a titolo di esempio, il mobilio delle camere è assolutamente inadeguato, obsoleto e fatiscente e, spesso, il personale ha dovuto provvedere di tasca propria per gli accessori o mobilia di prima necessità, i bagni sono in pessime condizioni igienico-strutturali, - continua il sindacalista - le docce comuni sono invase da muffe e umidità o chiuse da anni, l’acqua calda è presente solo in alcune ore del giorno, i corridoi della caserma non vengono pitturati da decenni e rimasti all’abbandono dopo gli inutili e mai funzionanti lavori del sistema antincendio, non vi è un ascensore funzionante da tempo e le pulizie dei luoghi comuni lasciano a desiderare”, continua Maldarizzi "chi vive in caserma, nei limiti del possibile, si è dato al fai da te aggiustando un rubinetto o dando una mano di vernice alle pareti. Ma adesso che l’Amministrazione penitenziaria batte cassa e chiede agli agenti di contribuire con un canone” – chiosa Domenico Maldarizzi – “ci aspettiamo che vengano messe a disposizione delle stanze in condizioni strutturali, igieniche e sanitarie decenti".

Le somme che si ipotizzano varierebbero fra i 40 euro e i 100 euro, ma “gli Agenti non ci stanno! Perché ancora una volta si sentono trascurati” - continua Maldarizzi –“Manca tutto, a cominciare dal vestiario, i magazzini sono vuoti, le scarpe dobbiamo comprarcele noi, anche le divise non sono uniformi, nel modello e anche nel colore”.

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