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Viabilità in crisi

Tra voragini e transenne, muoversi in auto sull’Appennino è un'odissea

Decine di strade chiuse, molte non segnalate da Google Maps. Attraversare alcune zone è un’avventura. Un esempio? Da Vado a Monterenzio due ore di auto

È ancora in corso il conteggio dei danni subiti dopo la terribile ondata di maltempo che si è abbattuta su gran parte dell’Emilia-Romagna. Se in pianura il problema principale è legato alle conseguenze degli allagamenti, nelle valli e nelle zone montuose sono le frane il pericolo principale. In tutta la regione sono considerate attive oltre trecento frane, molte delle quali hanno ricoperto intere strade, rendendole inaccessibili. I casi più eclatanti, nel territorio metropolitano di Bologna, sono forse quelli di Vado e Monterenzio, dove il fango e la terra hanno ricoperto chilometri di asfalto. Ma le frane più piccole, e spesso fuori dai centri abitati, hanno puntellato lo stradario dell’Appennino bolognese di ruspe, transenne e segnaletica stradale. Il messaggio è sempre lo stesso: “strada chiusa”.

Mappa delle interruzioni stradali aggiornata al 23 maggio

Gioco dell’Oca

La Città Metropolitana ha segnalato come ancora “chiuse” circa trentanove strade, ma quelle più piccole e non segnalate sono decisamente molte di più. Se importanti arterie come la Porrettana sono state riaperte, quelle ancora sbarrate rendono il percorso sugli Appennini praticamente un labirinto. Un esempio: lunedì 22 maggio per andare da Vado a Monterenzio, il tempo di percorrenza è stato sopra le due ore. Superando le diverse – e spesso non segnalate – chiusure attorno a Loiano, normalmente la via più breve sarebbe la via Idice. Peccato che, all’altezza della frazione di Savazza, la via si interrompa bruscamente. Un’enorme frana ha coperto la strada che costeggia il torrente per oltre 4 chilometri e le case situate tra Savazza e Monterenzio sono irraggiungibili. Il modo migliore per arrivare a Monterenzio è dunque quello di andare a Pianoro per poi risalire verso Monterenzio, o al massimo quello di dirigersi verso la frazione di Zena e poi percorrere un tratto del Monte delle Formiche, svoltando poi verso Ca’ de Gennaro. Ma attenzione: non è tutto così semplice. In tantissimi casi, come per il Monte delle Formiche, le strade sono transennate. La soluzione può essere quella di cercare fortuna altrove, oppure quella di aggirare la transenna e provare a vedere fin dove si arriva. In alcuni casi quest’ultima opzione può funzionare, ma il rischio è quello di trovare un intralcio più avanti, e quindi di tornare indietro per chilometri e chilometri come fosse il Gioco dell’Oca. L’ultima alternativa è quella di intavolare una serrata contrattazione con i molti operai sparsi lungo le strade appenniniche e, laddove possibile, implorare di farvi passare. La situazione è talmente grave che persino il sindaco di Monterenzio, Ivan Mantovani, da una settimana vive nel suo ufficio nel Palazzo Comunale, visto che per andare a lavoro e poi tornare a casa impiegherebbe circa quattro ore di auto al giorno. Tanto che ieri, nel suo ufficio, ha ricevuto la parrucchiera per dare una sistemata a barba e capelli. 

In assenza di Google Maps, che non ha mappato tutte le chiusure stradali, ci si può affidare all’istinto: se qualcuno proviene da una strada, allora quella strada è percorribile, altrimenti si può ricorrere all’antica arte di “chiedere a qualcuno”, utile specialmente se non si conosce bene la zona. Ci sono infine le carovane, più o meno volontarie, che si formano in modo spontaneo: ci si fida dell’auto che si ha davanti, sperando che chi è alla guida conosca un passaggio sicuro, o quantomeno aperto.

Inutile anche quantificare i ritardi a lavoro: per ora, l’Appennino – così come tutte le zone più colpite dall’alluvione – vive in una sorta di tempo sospeso. Adesso c’è da spalare via il fango, contare i danni, ricostruire strade e case. Ma la vita quotidiana ricomincerà presto, e gli abitanti delle zone montuose hanno diritto ad una viabilità che invece, adesso, minaccia di creare problemi per mesi.

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