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Cronaca

Maniaco seriale, arriva la confessione: 'Sono stato io, chiedo scusa alle ragazze e alla città'

Così il 26enne, arrestato in Danimarca, è crollato durante l'interrogatorio ed ha ammesso le proprie responsabilità circa due episodi di aggressioni sessuali consumati lo scorso gennaio nel centro di Bologna

Arriva la confessione da parte del 26enne di origine romena arrestato perchè accusato di episodi di molestie sessuale registrati lo scorso gennaio a Bologna. Il giovane,trasferito dalla Copenaghen (dove era stato arrestato) al capoluogo felsineo, è stato sentito ieri dalla pm Laura Sola e dal sostituto procuratore Valter Giovannini. Si è preso la responsabilità di due episodi di aggressioni sessuali ai danni di altrettante studentesse, avvicinate e assalite nel centro cittadino la  notte dell'11 gennaio. Il ragazzo, provato dalla detenzione, si è detto molto dispiaciuto per i suoi gesti, ha spiegato che quella sera aveva bevuto molto.

Il 26enne si sarebbe dimostrato collaborativo con i magistrati.  Pentito, il 26enne ha chiesto "scusa alle vittime per i danni fisici ed emotivi che ho cagionato. Vorrei non averlo mai fatto" ha detto, allargando le proprie scuse "a tutta la città per il panico creato".

L'INTERROGATORIO.  Cominciato verso le 15.30 si è concluso poco dopo le 17. All'inizio il 26enne era titubante, ha provato a dire che non ricordava, ma è crollato quasi subito fornendo una versione praticamente in tutto e per tutto combaciante con quella delle sue vittime. Finisce così almeno la prima parte della storia di colui che era stato ribattezzato come il "palpeggiatore seriale". Ora c'è da chiarire se al rumeno possono essere attribuiti anche gli altri episodi di aggressione sessuale registrati, con modalità simili, e in situazioni spazio-temporali analoghe.

"Abbiamo acquisito importantissimi riscontri all'ipotesi accusatoria", conferma il sostituto procuratore Valter Giovannini. Che spiega anche: "Al termine dell'interrogatorio  abbiamo acconsentito a un breve incontro tra l'indagato e la mamma". Un gesto di umanità, soprattutto nei confronti della donna distrutta dal dolore per quel figlio a cui, al prezzo di enormi sacrifici, aveva garantito viaggi, laurea e master  

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COSA ACCADDE QUELLA NOTTE. Il ragazzo si è riconosciuto nei fotogrammi delle telecamere che quella notte lo inquadrano, e lo inchiodano, mentre segue le sue vittime: la prima volta, all'alba, poco prima di aggredire una giovane donna in via Marsala. La ragazza riuscirà a sottrarsi solo infilandosi nel portone di casa.
Poi torna su via Zamboni e qui incontra una ragazza che aveva incrociato qualche ora prima in una discoteca del centro e che già altre volte era stata bersagliata dalle sue pesanti attenzioni. La segue fino a casa, in via San Felice, entra con lei nel portone, fa per salire le scale e le ridiscende subito dopo, piombando alle spalle della ragazza che stava aspettando l'ascensore. L'abbraccia da dietro, lei urla, lui le mette una mano in bocca, lei lo morde, a quel punto l'uomo sferra  un pugno, ma la ragazza continua a urlare riuscendo a metterlo in fuga. Poi, finalmente, il 26enne decide di tornare a casa, dove dice di essere arrivato quando fuori era ancora buio.

Un particolare, questo, che potrebbe escludere la sua responsabilità per altri due episodi che ha visto come vittime due giovanissime studentesse, di cui una minorenne, la mattina del 12 gennaio: le stesse ragazze non si dissero certe del colpevole nei riscontri fotografici.

(agenzia Dire)

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