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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Massimo Ciancimino arrestato per frode fiscale su ordine del Gip di Bologna

E' notizia di oggi: per Massimo Ciancimino, su richiesta della direzione distrettuale antimafia felsinea, sono scattate le manette

Un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Massimo Ciancimino è stata eseguita emessa dal Gip Bruno Perla, su richiesta della Dda di Bologna (pm Enrico Cieri con la supervisione del procuratore Roberto Alfonso). Le indagini sono state svolte dalla Gdf di Ferrara: l'operazione ha portato a 13 ordinanze di custodia cautelare, di cui nove in carcere e quattro ai domiciliari nei confronti dei componenti di un sodalizio criminoso accusato di aver posto in essere una frode fiscale nel settore della commercializzazione di metalli ferrosi.

UN ENORME GIRO D'AFFARI INTORNO AI METALLI PREZIOSI. La frode che ha portato all'arresto di Massimo Ciancimino avrebbe fruttato negli anni, secondo gli inquirenti, un giro d'affari di circa 100 milioni di euro e un'evasione dell'Iva per oltre 30. Ventitré le società coinvolte, di cui 21 totalmente sconosciute al Fisco. In totale sono state denunciate 30 persone, tra cui le 13 arrestate. L'inchiesta era aperta da tempo, tanto che Ciancimino risulta indagato fino dal gennaio 2010. Le indagini sono partite dalla scoperta di tre società ferraresi prive di qualsiasi struttura aziendale, ma attive in tutta Italia nella compravendita di acciaio.

ECCO IL TRUCCO. Il trucco era semplice: l'acciaio e altri metalli venivano acquistati senza pagare l'Iva, tramite false dichiarazioni d'intento all'esportazione, rilasciate da società 'cartiere' costituite appositamente, quindi lo stesso acciaio veniva ceduto ad aziende 'filtro', in questo caso, però, incassando l'Iva. Inoltre venivano importate merci dall'Egitto senza il pagamento delle tasse doganali e dell'Iva stessa. Le aziende, una volta utilizzate, venivano svuotate di ogni contenuto societario e trasferite a Panama dove, grazie a un particolare regime fiscale, divenivano nei fatti 'invisibili'. Inoltre, l'associazione si procurava credito bancario grazie a documenti falsi, in modo da finanziare i propri commerci. Erano attivi in mezza Italia, tra l'Emilia-Romagna, il Veneto, la Lombardia, la Toscana, il Lazio, l'Abruzzo, la Campania e la Calabria. Tutta questa operazione, secondo gli inquirenti, avrebbe portato a un turbamento del mercato di riferimento, dal momento che, non pagando l'Iva, l'associazione praticava prezzi di vendita ribassati, ricavando quindi un doppio vantaggio.

TUTTI I REATI PER CUI E' ACCUSATO. Sono decine i reati contestati alle persone coinvolte nella frode fiscale per la quale è finito in carcere Massimo Ciancimino. Tra questi: evasione e frode fiscale, bancarotta fraudolenta, contrabbando, mendacio bancario, sostituzione di persona, falso in scritture private, falso commesso da incaricato di pubblico servizio. Queste le tredici persone arrestate, di cui nove in carcere e quattro ai domiciliari. Quattro i promotori dell'associazione a delinquere individuati dagli inquirenti: oltre a Ciancimino, le altre menti sarebbero Patrizia Gianferrari di Riccione, sedicente rappresentante di affari, e Gianluca Apolloni di Roma, il presunto commercialista che si occupava di far 'scomparire' le aziende a Panama. Con loro anche Paolo Signifredi di Parma. Gli altri cinque sono Mario Carlomagno e Mario Paletta di Potenza, Massimiliano Paletta di Ferrara, Valter Lotto di Reggio Emilia e Ennio Ferracane di Bergamo. Ai domiciliari sono finiti Giulio Galletto di Rovigo, Armido Manzini di Modena (che era l'uomo incaricato di cercare aziende inattive da riutilizzare per le frodi dell'associazione), Elena Rozzanti di Ferrara e la marocchina Etois Safà.

I REATI DI MASSIMO CIANCIMINO. Secondo quanto si apprende a Ciancimino vengono contestati reati fiscali riferiti al periodo in cui viveva in Emilia-Romagna, con un'evasione calcolata in circa 30 milioni di euro.

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