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Cronaca

Un anno dalla morte del Cev, Merola: "Maurizio Cevenini, il sindaco che mi ha preceduto"

Un consiglio comunale interamente dedicato al ricordo del "Cev": aneddoti e ricordi degli amministratori, un po' di commozione e malinconia

E' stato un consiglio comunale interamente dedicato a Maurizio Cevenini quello di ieri pomeriggio. E ricordare Maurizio Cevenini "significa ricordare una lezione di profondo significato politico". Una lezione di "rispetto" e di "politica" come confronto tra avversari alla "ricerca del bene comune". E' il ritratto tracciato dal sindaco di Bologna Virginio Merola, in conclusione del consiglio comunale dedicato al "sindaco che mi ha preceduto", come ha definito il consigliere regionale morto suicida un anno fa.

IN EREDITA' IL SIGNIFICATO PROFONDO DELLA POLITICA. "Dire che Maurizio ci manca, significa sapere che in questo caso la memoria non ci può ingannare: quello che ci ha lasciato è questo significato profondo di politica", ha sottolineato il primo cittadino, ricordando che Cevenini aveva sì una posizione di parte, ma la "intendeva utile alla definizione di un interesse generale". Un tema più che mai attuale, secondo Merola: "Dobbiamo avere a cuore la distinzione che Maurizio praticava con la sua attività tra la rappresentanza e la rappresentatività". Così come Cevenini era un uomo di rispetto e non di tolleranza che, ha proseguito Merola, "é la presunzione di avere la posizione giusta e che bisogna sopportare e fare esprimere chi la pensa diversamente", mentre "il rispetto è comprensione della necessità che nelle opinioni diverse si trovi il modo di farle convergere". Ripensando alla fine del 'Cev', Merola ha voluto spendere anche una riflessione sui limiti della politica. Che, ha spiegato, "non può essere la dimensione totale di un'esistenza" e "e se tutti noi ci interroghiamo sul perché nessuno avesse compreso ciò che poteva succedere, dobbiamo interrogarci sulla necessità di tornare a dare un limite alla politica e alle sue pretese".

MEROLA: QUALCHE RIMPIANTO. Purtroppo, ha riconosciuto il sindaco, "non siamo riusciti a tradurre quest'idea del limite della politica nel nostro rapporto con Maurizio, prima di tutti in me stesso, in un'idea che in democrazia la politica è amicizia perché non ci sono nemici da distruggere". Ecco perché, ha concluso, "gli dobbiamo un'idea di politica profonda, nobile, di rispetto, di umanità". Il 'Cev', "non ci mancherà se noi terremo presente questa sua lezione e ci sforzeremo malgrado tutte le urla che ci dicono di contrapporci ferocemente di continuare a cercare di fare al meglio la politica democratica per questo paese".

PREMI A LUI DEDICATI: LE PREMIAZIONI. All'interno del consiglio provinciale in ricordo di Maurizio Cevenini, sono stati consegnati i riconoscimenti per il primo premio 'Cittadinanza attiva dei giovani' intitolato all'ex consigliere regionale Pd scomparso un anno fa. A vincerlo quattro progetti: 'Legalita' quotidiana: le regole, la mia città e la bella politicà del consiglio comunale dei ragazzi e delle ragazze di Anzola dell'Emilia, 'Attraverso la memoria' del Laboratorio delle Meraviglia della scuola media di Marzabotto, 'Zola citta' gentilé del consiglio comunale dei ragazzi di Zola Predosa e 'Mi interessa Siriamente' del Consiglio comunale dei ragazzi di San Lazzaro di Savena. Hanno consegnato i premi la figlia Federica e il fratello Roberto, insieme alla presidente della Provincia Beatrice Draghetti e quello del consiglio Stefano Caliandro. Durante la seduta, Cevenini è stato ricordato anche con la musica di Marco e Paolo Marcheselli, le parole di Fausto Carpani e Gigen Livra e dalla proiezione di foto che lo ritraggono Cevenini nei cinque anni trascorsi in Provincia.

IL RICORDO E L'ANEDDOTO DI DANIELE CARELLA. "Non  mi  sono  scritto  niente, ringrazio i colleghi del gruppo per avermi fatto  questo  onore  e  devo  dire che vivo questo momento con un senso di incredulità che mi accompagna ormai da un anno a questa parte. Maurizio era un patrimonio di tutta la città, ne faceva parte, la incarnava e quindi era oggettivamente  vissuto e sentito da amico come tutti. Poi per qualcuno era diventato  più  utile o indispensabile. Tra questi ci sono io, sono passato da  averlo  come sporadico cliente, ad averlo come collega in quest'aula di Consiglio  e  la  vera  presentazione  a  suo tempo mi fu fatta dal collega Patrizio  Gattuso che era tra i fondatori della squadra di calcio, il quale mi  chiese  se volevo giocare a calcio. Gli ho risposto che avrei giocato a calcio  molto volentieri, ma non sapevo giocare a calcio. Allora noi avemmo la pensata di  mettermi in porta, come si fa con chi non sa giocare. E in questo fui indirizzato anche in parte dall'altro collega e fondatore della squadra, Paolo Foschini. L'esperimento fu ovviamente fallimentare, all'epoca facevo palestra ero 130 chili, potete pensare un omone  che non aveva mai giocato a calcio messo in porta: prendevamo goal a grappoli. Allora il capitano un giorno mi avvicinò e  mi  disse:  'Ma tu sei  sicuro di voler giocare in porta?' Ed io: 'No, francamente  mi  è capitato'. E lui: 'Cosa ne dici di giocare fuori?'. E io dissi:  ' Guarda, io al pallone non do neanche del lei, ma del voi. Però se tu mi dici che da qui non deve passare nessuno, qui nessuno passa".

Allora esordii in difesa, dove giocava anche Maurizio. Non passava nessuno, non  facevo fallo, mi mettevo in mezzo e tutti rimbalzavano. Nacque così il soprannome  che  mi diede Maurizio che era quello di 'pacchetto di mischia' che  mutuava  l'esperienza  avuta con l'altro collega Monteventi che veniva dal  rugby.  E, nei giorni, settimane e anni, ho cominciato a conoscere una persona che mi ha insegnato molto, mi ha mostrato molte strade. Ma  la  cosa  che  mi  ha  sempre colpito moltissimo di Maurizio è l'enorme
rispetto   nei  confronti  degli  altri.  In  realtà  lui  raggiungeva  dei risultati,  non  perché  cercava dei traguardi, ma perché erano la naturale conseguenza  della  sua  cultura. Lui mostrava e aveva sincero rispetto per tutti,  qualunque fossero le idee politiche e le opinioni.

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