Intervista, 'Fatemi fare il medico': in Italia si attende oltre un anno per accedere alla specializzazione
'Senza la specializzazione in Italia si è un medico a metà, ogni anno aumentano i posti per l'accesso a medicina e diminuisco quelli per l'ingresso in specialità'. Il 14 febbraio, i futuri medici piazza per un flash-mob
"Nel 2015 fare il medico in Italia non è come lo immaginavo da bambina. Chi come me è cresciuta guardando E.R Medici in Prima Linea, ha immaginato e sperato di poter fare da grande quello per cui si è portati, quello che si sente nel cuore, perché essere e fare il medico prima di un lavoro è una vocazione". Lo dice Mariapaola Guidi, una giovane dottoressa di San Pietro in Casale, a Bologna Today.
Domani, 14 febbraio, i futuri medici scenderanno in piazza per un flash-mob di sensibilizzazione sulle difficoltà di accesso alle scuole di specializzazione.
Mariapaola si è laureata nel 2013 e ha conseguito l’abilitazione alla professione di medico nel 2014: "Come tanti colleghi ho aspettato più di un anno (da luglio 2013 a fine ottobre 2014) per poter fare l’esame per l’ingresso in specializzazione".
Cos'hai fatto in tutto quel tempo? "Senza la specializzazione in Italia si è un medico a metà, si possono fare solo guardie mediche, sostituzioni di medici di famiglia e poco altro. L’Italia è il Paese europeo in cui vi è maggior divario tra i medici abilitati e i posti disponibili nelle varie scuole di specialità . Per fare un esempio, in Francia si laureano in media 7.400 studenti di medicina, i posti in specializzazione sono 4.033, i posti in medicina generale sono 3.870, pertanto nessuno rimane fuori. In Germania si laureano in media 8419 ragazzi, non ci sono limiti di posti per l’ingresso in specializzazione".
E in Italia? "Ogni anno si laureano 7.268 studenti, i posti per la specializzazione sono in media 3.300 a cui si aggiungono i 924 posti per medicina generale, rimangono fuori 3044 medici. Nel 2014, le borse rese disponibili per le scuole di specializzazione mediche sono state 5.500, 1.000 per la medicina generale, per un totale di 6.500 borse. I partecipanti al concorso erano 11.600, pertanto 5.100 medici non sono stati collocati".
Di percorso formativo a “imbuto”, parla la neo-dottoressa perché ogni anno aumentano i posti disponibili per l’accesso a medicina e diminuisco i posti per l’ingresso in specialità: "Lo sbarramento dopo l’abilitazione è assolutamente ingiustificato perché fare la specializzazione è un diritto di ogni medico, è il completamento del percorso formativo iniziato 6 anni prima. Quest’anno l’esame per la prima volta è stato nazionale, è stata quindi stilata una graduatoria a livello nazionale, senza considerare le differenze oggettive di valutazione tra una facoltà e l’altra".
E la "meritocrazia"? "Valutare dei medici con test a crocette è ridicolo, non è meritevole, questa non è meritocrazia. La meritocrazia, di cui tanto parla il nostro governo, non è esattamente ciò che ha contraddistinto l’esame, che è stato pieno di irregolarità, tutte documentate, e lo stesso MIUR ha ammesso il gravissimo errore della sostituzione del compito di un giorno con quello di un altro giorno. Con questo tipo di esame, molti colleghi entrati si sono trovati a dover accettare di fare specializzazioni che non erano quelle desiderate, molto spesso anche in città lontane centinaia di km da casa. E’ un’ organizzazione sbagliata alla base, e insieme a tanti colleghi della community on line '12000 borse' abbiamo lavorato duramente per creare una proposta fattibile e attuabile per risolvere il problema a garanzia di tutti gli esclusi. Dai gradini alti non abbiamo ottenuto collaborazione e interesse, solo indifferenza e passatemi il termine menefreghismo".
Il motivo per cui ogni anno sempre più giovani medici lasciano l’Italia? "La speranza di trovare un Paese in cui venire apprezzati per le proprie conoscenze. Io voglio lottare per ottenere ciò che ci spetta, abbiamo studiato tanto, abbiamo scelto di donare la nostra vita a chi ha bisogno di noi; 6 anni di medicina non sono una passeggiata, sono stati anni pieni di sacrifici per noi e per le nostre famiglie, ma potessimo tornare indietro rifaremmo tutto. Purtroppo la situazione della Sanità italiana è molto critica, ci sono sempre più tagli e meno medici, dove andremo a finire? Che classe medica avremo? Per far conoscere la nostra condizione, domani scenderemo in piazza".