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Cronaca Piazza Caduti di San Ruffillo

Mercatino coperto di San Ruffillo, i commercianti rimasti: "Non fateci morire"

Alcune serrande sono abbassate da anni e i chioschi 'abbandonati' non si riescono a riaprire: "Eppure di gente interessata ce n'era". Anche i residenti rimpiangono il mercato di una volta

Ennesimo, accorato appello dei commercianti del mercato coperto di San Ruffillo per sciogliere il nodo delle saracinesche abbassate da anni, che compromettono la vitalità del mercatino stesso e il servizio ai residenti, fra cui molti anziani. Il Comune di Bologna, che è di fatto il 'proprietario' della struttura commerciale è stato avvertito del disagio da tempo e nonostante la disponibilità dell'assessore al commercio Matteo Lepore (che ha incontrato un paio di volte i commercianti), il problema resta ancora senza soluzione. In estrema sintesi il problema è che tre commercianti hanno abbandonato il loro chiosco pur restando titolari dell'attività e quindi le saracinesche devono restare abbassate. 

"Se muore un mercato, muore anche un quartiere" è la frase che ripete una commerciante 'storica' del mercatino, mentre una piccola folla si raduna per dire la sua sull'importanza di un luogo non solo di commercio, ma anche di aggregazione. "Intanto preciso che tutti noi paghiamo sia il suolo pubblico che la Tasi - spiega Massimiliano D'Aloia, titolare della macelleria - e che subiamo le conseguenze di una situazione che non abbiamo creato noi: se mancano delle merceologie le persone sceglieranno il supermercato piuttosto che il mercatino di quartiere. Per compensare al disagio ci hanno proposto la somministrazione (un po' come accade al Mercato delle Erbe ndr) ma noi per adeguarci dovremmo sostenere delle spese inaffrontabili". 

"Sono tre i chioschi chiusi da anni: una drogheria, una pescheria e un frutta e verdura - spiegano i commercianti del mercatino - uno da quattro anni, uno da quasi due e l'altro da almeno un anno e mezzo. I titolari delle licenze in questione sono letteralmente spariti lasciando anche qualche debito con il Comune e proprio per il fatto di non essere rintracciabili risulta difficile subentrare alle attività lasciate scoperte, nonostante qualcuno interessato ci fosse anche. Risultato: la gente va altrove". 

E' stata fatta qualche ipotesi, è arrivata almeno qualche proposta? "Ci hanno detto che una soluzione potrebbe essere quella di rimuovere fisicamente i chioschi chiusi e posizionarne tre nuovi. A noi sembra una cosa assurda e costosa. La seconda, come già detto, quella di risollevare il mercatino facendo somministrazione: ma per quello dovremmo attrezzarci e adeguarci alla legge investendo del denaro e del tempo. La nostra proposta, molto semplicemente è quella di espropriare i chioschi a chi li li ha letteralmente abbandonati". 

"Di persone interessate a rilevare le attività ce ne sarebbero state - spiega Stefano Buonazia - ma sono state scoraggiate. Fondamentalmente non sono fisicamente riusciti a raggiungere i vecchi proprietari, che si sono fatti di nebbia. Questo mercatino (fra l'altro il suo gemello è a Montmartre, a Parigi) è stato ristrutturato nel 1995 e da allora ci sono stati tanti cambiamenti in negativo". 

La signora Anna, che vive a San Ruffillo dal 1958, è una cliente affezionata del mercatino: "Per me il problema vero è il parcheggio, che non c'è. Quando compro frutta e verdura e le borse sono pesanti non posso muovermi a piedi, ma è dura anche venire in auto: i posteggi sono pochissimi (c'è una piazzola da una trentina di posti circa ndr) e spesso fanno anche le multe se si accosta in prossimità del marciapiede. Le fanno con una telecamera, non ci sono i vigili". 

La signora Anna fa riferimento al sistema di controllo "scout" (sistema fra l'altro criticato da Fabio Garagnani, ex parlamentare berlusconiano, oggi ricandidato a Palazzo D'Accursio con Fratelli d'Italia che ha annunciato un esposto) che a detta di chi vive il quartiere miete un sacco di vittime ogni giorno. 

Anche i residenti della zona hanno qualcosa da dire sulla salvaguardia del mercatino di San Ruffillo: "Non è più vivo come una volta - dice il signor F.M., pensionato - e per fare una spesa completa siamo costretti andare anche al supermercato e dobbiamo dipendere da qualcuno che ci accompagni in auto, visto che quello più vicino è in zona via Foscherara. Qui non ci sono i detersivi e il pesce per esempio". La speranza dunque è quella di far comprendere l'importanza di un luogo per l'acquisto ma anche di aggregazione, dove vengano garantiti qualità e servizi

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