Privatizzazione mense scolastiche: dipendenti Seribo verso nuovi scioperi
Dopo la mobilitazione di ieri e l'irruzione in Comune, i lavoratori pronti a nuove battaglie. Mentre da parte dell'amministrazione non c'è "volontà di fermare l'iter già avviato", anche nonostante i numerosi incontri si fatica a trovare una quadratura del cerchio sulla delibera che porterà alla liquidazione di Seribo
Sciopero riuscito, ieri a Bologna, per i lavoratori di Seribo impiegati nella preparazione e distribuzione dei pasti nelle scuole della città. Alessio Festi, della segreteria Cgil, riferisce che hanno lavorato circa 15 scodellatrici su 200 e tre cuochi su 48: l'adesione allo sciopero, dunque, si aggira sul 93%. Forti di questi numeri, i dipendenti Seribo hanno protestato a Palazzo D'Accursio interrompendo la seduta del Consiglio comunale. I lavori dell''ula sono ripresi dopo una decina di minuti, lasciando spazio ad un incontro (concordato con la mediazione della presidente del Consiglio, Simona Lembi) tra una delegazione sindacale e l''assessore alla Scuola, Marilena Pillati, affiancata da Valerio Montalto, responsabile delle relazioni sindacali di Palazzo D'Accursio. Il faccia a faccia, però', non è servito a riavvicinare le posizioni: la mobilitazione dei sindacati resta in campo e non si escludono nuovi scioperi.
Da parte dell'amministrazione non c'è "nessuna volontà'" di fermare l'iter già avviato, riferisce Enrico Bassani, segretario della Fp-Cisl: "Non si è spostato niente" rispetto a quanto emerso nelle scorse settimane. Per domani è in programma un ulteriore incontro ma, intanto, dal Comune si afferma che "l'atto adottato in Giunta già contiene gli elementi di tutela del personale", continua Bassani, mentre "noi continuiamo ad essere convinti che, oltre ad essere sbagliata la decisione politica, nel bando non ci siano quegli elementi di tutela che ci stanno raccontando". Dunque "siamo molto prossimi ad un dialogo tra sordi", sintetizza il sindacalista. "Si continua nell'errore", aggiunge Festi, parlando di incontro "insoddisfacente".
Seribo, così come le altre partecipate, "devono restare uno strumento pubblico di governo del territorio", ribadisce il sindacalista della Cgil. "Se non si troveranno soluzioni concrete- mette in chiaro il sindacalista- proseguiremo con la mobilitazione". Potrebbero esserci altri scioperi? "Come avviene tutte la altre volte, facciamo i tavoli e poi facciamo le scelte insieme ai lavoratori", risponde Festi: subito dopo il prossimo incontro, "faremo un'assemblea con loro e valuteremo quali iniziative eventualmente dovremo portare avanti".
I dipendenti della società di refezione scolastica uniranno le loro forze a quelle dei genitori per ''muovere'' su Camst. C'è voglia di andare a ''bussare'' anche alla porta del socio forte dell'amministrazione nei confronti del quale si sta studiando come mettere in pista una "azione congiunta" di dipendenti e famiglie perchè ceda le quote che controlla in Seribo "al valore simbolico di un euro". Perchè si pensa che solo da qui passi la possibilità di evitare la privatizzazione del servizio mense e di tenere in piedi una società partecipata. A spiegare il tutto è, ai microfoni di Radio Città del Capo, Dora Ramazzotti, una dei portavoce dell'Osservatorio cittadino mense promotore dei due ''scioperi del panino'' contro qualità e costi della refezione. Osservatorio e dipendenti di Seribo, con anche i sindacati e alcuni consiglieri comunali, si sono incontrati venerdì scorso e si rivedranno a breve per continuare a confrontarsi e decidere come muoversi nei confronti della gara a cui è orientato il Comune; in particolare, per analizzare le questioni connesse al meccanismo dell'offerta più vantaggiosa. Ma Ramazzotti parla anche di "qualche altra azione" assieme ai dipendenti da fare nei "prossimi giorni", quindi verosimilmente prima del voto in Consiglio del 9 marzo sulla liquidazione di Seribo, per cercare di salvare la partecipata. Infatti, dice, "l'unica strada per passare da lì è la riscossione del credito etico, cioè di tutti quei soldi che, come utile ingiustificato, sono usciti dal sistema andando al socio privato. Ne abbiamo chiesto la restituzione" con la cessione delle quote a un euro.
Se invece la valorizzazione delle quote del socio privato di Seribo toccherà i cinque milioni "la società non può avere altra strada che essere liquidata", riconosce Ramazzotti. Nell'incontro di venerdì, si legge poi in un post su Facebook dell'Osservatorio mense, i lavoratori hanno illustrato "tutte le preoccupazioni sul futuro del loro lavoro, sulle incertezze che potranno essere introdotte dall'assegnazione del servizio mensa ad un'azienda privata.
Temono non tanto per l'immediata perdita del posto di lavoro, quanto per la prospettiva di diventare dipendenti di multinazionali con migliaia di dipendenti e che possano attuare politiche di gestione del personale volte a limitare le retribuzioni, le qualifiche e la dignità del lavoro". E per stare al loro fianco, i genitori si sono impegnati a diffondere "informazioni sullo sciopero" ma hanno anche "proposto azioni congiunte per fare pressioni su Campanella (Camst e Elior) per la restituzione della quota di utile oltre ogni ragionevole livello di profitto, perchè ritengono che il cuore del problema che ha portato l'amministrazione alla decisione di un cambio di rotta verso la totale esternalizzazione derivi dal flusso di denaro che in questi 10 anni ha arricchito il socio privato lasciando le famiglie senza investimenti sulla qualità e rendendo una futura gara all''interno della forma di partecipata troppo onerosa per via della barriera costituita dalla vendita delle quote private che Campanella vorrebbe fare pagare care". Tornando allo sciopero e al fatto che oggi sia comunque garantito un pasto (ma non le diete speciali), Ramazzotti parla di "inedita applicazione del contratto" di fornitura, ma "dal confronto con i dipendenti l''abbiamo anche parzialmnente letta come lesiva del loro diritto di sciopero".
Intanto le numerose sedute di commissione in otto giorni non bastano per trovare una quadratura del cerchio sulla delibera che porterà alla liquidazione di Seribo, come deciso dal Comune di Bologna, con affidamento a privati del servizio di refezione scolastica. In maggioranza, infatti, gli emendamenti inseriti dalla Giunta non convincono del tutto ne'' Mirco Pieralisi (Sel) nè FrancescoErrani (Pd). Dall''opposizione, poi, il civico Stefano Aldrovandi tira fuori dal cilindro un nuovo pacchetto di modifiche, finalizzate a prevedere forti penali a carico dell''appaltatore per tutelare o risarcire gli attuali dipendenti Seribo che dovessero essere licenziati o danneggiati. Tra le correzioni accolte dalla Giunta , illustrate oggi in commissione dall''assessore alla Scuola, Marilena Pillati, nell'attuale bozza di delibera si esplicita che l'eventuale ricerca di un nuovo socio privato per Seribo presenterebbe condizioni d'accesso tali da costituire "un limite per un'ampia partecipazione alla gara da parte degli operatori" (tema su cui, nei giorni scorsi, ha insistito a lungo la capogruppo di Sel, Cathy La Torre). Si aggiungono poi emendamenti che spaziano dal contesto normativo all''origine biologica delle materie prime. Per Errani e Pieralisi, però lo sforzo per migliorare il documento non puo'' dirsi concluso. "Sono soddisfatto perchè la maggior parte dei miei emendamenti è stata accolta", dichiara il democratico, ma "c'è ancora un lavoro da fare lunedì prossimo in Consiglio" e "credo che ci sia una disponibilità in tal senso" della Giunta. In particolare, per Errani va inserita una "garanzia" sul fatto che nel futuro servizio siano impiegati gli stessi operatori oggi alle dipendenze di Seribo e esplicitato che la gara dovrà essere "incentrata sulla qualità", prima che sulla convenienza economica.
agenzia Dire