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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Sofferenti, disoccupati e senzatetto: è per loro il pensiero dell'Arcivescovo

Gli auguri alla comunità dal Cardinal Caffarra, che sprona - soprattutto chi più soffre - a riscoprire la gioia del Natale. Dall'altare di San Pietro poi il Cardinale cita Nietzsche e parla della più terribile delle malattie spirituali: la tristezza del cuore"

A chi soffre e non riesce a condividere la gioia del Natale, perchè schiacciato dalla vita, va il pensiero dell'arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra, che ieri ripreso dalla tetelacamere di èTv ha voluto rivolgere alla cittadinanza i suoi auguri e il suo messaggio di speranza.
La Chiesa in questi giorni di Natale, ha sottolineato, "è percorsa continuamente da un sentimento di gioia. Qualcuno potrebbe pensare, questa gioia non fa per me, che sono disoccupato e non riesco a ritrovare il lavoro; per me che con la mia famiglia faccio fatica ad arrivare alla fine del mese; per me che devo passare le notti all'addiaccio, sotto il freddo pungente di questo periodo.Ecco, vorrei soprattutto rivolgermi a queste persone e a tutte le persone che stanno soffrendo, che stanno attraversando una particolare tribolazione. La gioia che la Chiesa desidera comunicarvi non è una evasione dalle brutte faccende feriali, essa si basa su un fatto che è realmente accaduto: Dio si è fatto uomo, quindi è vuno di noi. La nostra zattera non può più naufragare nello scoraggiamento e nella disperazione perché su questa zattera c'è Dio".

Durante la messa di Natale nella cattedrale di San Pietro, il Cardinale Caffarra ha invece voluto rivolgersi ai fedeli prendendo in prestito le parole di Nietzsche: "Verrà il tempo in cui l'uomo non scaglierà più il dardo del suo desiderio aldilà dell'uomo, e la corda del suo arco avrà disimparato a vibrare".

L'arcivescovo ha scelto uno dei filosofi nichilisti per eccellenza, definendolo "un grande diagnostico della nostra condizione". Noi esseri umani, spiega, "siamo 'fatti male': la natura ci ha messo nel cuore un desiderio la cui realizzazione è impossibile. Questa è la tristezza del cuore, che spegne la speranza e in certi momenti ci fa tediare e annoiare perfino della vita". Ma "verrà il tempo - sottolinea citando Nietzsche - in cui l'uomo non scaglierà più il dardo del suo desiderio al di là dell'uomo". Ed è oggi quel tempo, il giorno di Natale in cui Dio, facendosi uomo nella nascita di Gesù, ci dà "la più grande ragione per sperare". "Nulla - sottolinea Carraffa - è più forte dell'amore che Dio oggi ci ha mostrato". "Lasciamo - esorta l'arcivescovo - che l'amore che Dio ha per noi vinca lo scoraggiamento che può occuparci in questi giorni difficili".

Nell'omelia l'arcivescovo chiede di ascoltare "col cuore e l'intelletto" le parole della Bibbia che commentano la nascita di Gesù: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare fra noi". Dio si è fatto uomo oggi e "oggi - spiega - abbiamo la più grande ragione per sperare: il Verbo-Dio è venuto per introdurci nella sua stessa beatitudine". "Adorando e celebrando questo Mistero - spiega l'arcivescovo - l'uomo, ciascuno di noi, non si sente più solo e come abbandonato alle forze impersonali della buona o cattiva fortuna, o di un destino senza volto. L'uomo, ciascuno di noi, si sente, si deve sentire amato fino al punto che Dio stesso ha voluto farci compagnia nel cammino della nostra vita: ha voluto percorrerlo con noi". "Adorando e celebrando questo mistero - prosegue - l'uomo, ciascuno di noi, è guarito dalla più terribile delle sue malattie spirituali: la tristezza del cuore".

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