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Cronaca

Minori, l'esperta Unibo: "Limitare accesso ai social non basta. La storia di Palermo deve insegnare"

Parla Annalisa Guarini, docente del dipartimento di Psicologia: "Quando si acquista un cellulare per il proprio figlio è necessario accompagnarlo nella conoscenza della rete"

Limitare l'accesso ai social per i giovanissimi "è fondamentale per la loro tutela", ma non basta: E' necessario sostenere i genitori affinché possano coltivare il dialogo e il confronto con i propri figli quando iniziano a utilizzare le tecnologie". E' l'opinione di Annalisa Guarini, docente del dipartimento di Psicologia dell'Alma Mater di Bologna, da anni impegnata in ricerche nell'ambito della psicologia dello sviluppo e dell'educazione, intervistata dall'agenzia Dire. 

Il Lions Club International e il Dipartimento di Psicologia "Renzo Canestrari" dell'Università di Bologna, con il patrocinio dell'Ufficio scolastico regionale per Emilia-Romagna, hanno reso disponibile uno spazio di ascolto per tutti gli studenti e i loro genitori che incontrano difficoltà relazionali con i propri pari o che sono vittime di episodi di bullismo e cyberbullismo. Tutti gli incontri sono svolti in modalità telematica e sono gratuiti. È possibile prenotare un appuntamento scrivendo a psi.peers@unibo.it.

Dopo il caso di Antonella, la ragazzina di Palermo, morta probabilmente  dopo aver partecipato a una sfida social, il Garante della privacy ha limitato l'accesso a Tik Tok agli under 13.

Alcol e droghe, si abbassa il limite di età: in zona u, aiuto anche online per giovani e famiglie

"L'aspetto che sicuramente colpisce è il dolore che avvolge in primo luogo la famiglia di Antonella, tutte le persone a lei vicine e in generale tutta la comunità. Credo che leggendo la storia di Antonella ognuno di noi si sia immedesimato nel dolore dei genitori e nell'incomprensione di come una giovane vita possa essersi interrotta per una sfida. Non mi ha sorpreso quindi l'eco mediatica e spero che gli articoli apparsi sui giornali, le riflessioni presenti in rete e attraverso la televisione possano essere un monito per tutti noi adulti, affinche' storie come quelle di Antonella non si ripetano".

"Limitare l'accesso a una specifica età anagrafica è fondamentale per la tutela dei giovanissimi e per aumentare la consapevolezza nei ragazzi e negli adulti di riferimento rispetto ai rischi che possono celarsi nella rete attraverso i social. Tuttavia accanto alla limitazione, è necessario sostenere i genitori affinchè possano coltivare il dialogo e il confronto con i propri figli quando iniziano ad utilizzare le tecnologie.

"Quando si acquista un cellulare per il proprio figlio è necessario, infatti, accompagnarlo nella conoscenza della rete"

Quando si acquista un cellulare per il proprio figlio è necessario, infatti, accompagnarlo nella conoscenza della rete, monitorare le attivitè che svolge e soprattutto aprire un ponte e un dialogo rispetto alla vita 'online'. Se infatti siamo abituati a chiedere ai ragazzi cosa hanno fatto di interessante a scuola, come e' andato l'allenamento in palestra, cosa hanno fatto al parco con gli amici, piu' raramente chiediamo loro chi hanno incontrato sui social, quali sono le maggiori 'challange' del momento e cosa li interessa particolarmente".

Sui social sfide estreme tra ragazzini

"In generale i social attraggono gli adolescenti perchè permettono loro di rafforzare le relazioni già esistenti e di costruire nuove reti sociali soprattutto per chi ha maggiori difficoltà nell'entrare in relazione. Avere relazioni con il gruppo dei pari è per l'adolescente un aspetto cruciale nella formazione della propria identità, svincolandosi dall'influenza dei genitori verso nuove relazioni e nuovi modelli di riferimento.

"L'errore pià grave è pensare che quello che è accaduto sia lontano dalle nostre case e impossibile per i nostri ragazzi"

I social possono essere una risorsa, ma anche un rischio se i modelli presentati sono sbagliati e se propongono sfide sempre più rischiose. I giovani sono particolarmente vulnerabili perchè la ricerca del rischio caratterizza il periodo adolescenziale con un continuo bisogno di mettersi alla prova per affermare la propria indipendenza, testare i propri limiti, vivere emozioni intense senza valutare accuratamente le conseguenze delle proprie azioni".

Quindi per Giarini "l'errore di lettura più grave è pensare che quello che è accaduto sia lontano dalle nostre case e impossibile per i nostri ragazzi. La storia di Antonella deve insegnare che non possiamo lasciare libero accesso alla rete, soprattutto ai giovanissimi, senza un monitoraggio o un accompagnamento, pensando che non sia pericoloso solo perchè lo fanno tutti o perchè come adulti non ci sentiamo competenti. Al contrario dobbiamo essere attenti ai segnali di allarme che gli adolescenti ci inviano per poter intercettare tempestivamente possibili rischi". 

Con il lockdown, social risorsa importante?

"Il lockdown e soprattutto il distanziamento sociale non hanno permesso ai giovani di incontrarsi, di confrontarsi, di emozionarsi e di sperimentare relazioni con effetti negativi per il loro benessere psicologico come indicato dai primi studi emersi a livello nazionale e internazionale. I social in questo caso sono stati una risorsa importante per i giovani per poter mantenere le relazioni e restare in contatto, indicando come le tecnologie possano avere importanti potenzialità.  Tuttavia non possono essere l'unico spazio e luogo di incontro ed è quindi necessario che gli adolescenti possano tornare a sperimentare relazioni faccia-a-faccia, mantenendo un equilibrio tra vita reale e vita online.

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