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Cronaca

Mondo del lavoro, laureate penalizzate rispetto ai colleghi: la ricerca di Almalaurea

Tra gli altri dati, a cinque anni dalla laurea, gli uomini percepiscono, in media, circa il 20% in più

Circa il 20 per cento in meno come retribuzione lorda, a cinque anni dal conseguimento della laurea. E' uno dei dati che emergono dal dal primo 'Rapporto tematico di genere' realizzato dal Consorzio interuniversitario AlmaLaurea

Secondo la ricerca in sostanza gli uomini sono risultati i più valorizzati sul mercato del lavoro,  occupando professioni di più alto livello.

Le donne -si legge nell'indagine- costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia, e registrano performance migliori sia in termini di regolarità negli studi sia di voto di laurea (concludono gli studi in corso il 60,2% delle donne, rispetto al 55,7% degli uomini; il voto medio di laurea è, rispettivamente, pari a 103,9 e 102,1/110).

La pandemia, poi, ha ulteriormente ampliato i differenziali di genere, soprattutto in termini di tasso di occupazione. E a cinque anni dal titolo, in presenza di figli, il divario di genere si amplifica ulteriormente.

Preparate uguali, pagate di meno

Il Rapporto evidenzia che le donne dimostrano migliori performance pre-universitarie (voto medio di diploma 82,5/100, mentre è 80,2/100 per gli uomini); e provengono più di frequente da percorsi liceali (l'80,7%, rispetto al 68,0% degli uomini). Prendono parte più degli uomini alle esperienze di tirocinio curriculare (61,4% rispetto al 52,1%), ma anche alle esperienze di lavoro durante gli studi (66,0% rispetto al 64,0%) e a quelle di studio all'estero (11,6%, rispetto al 10,9% degli uomini).

Ma il tasso di occupazione registra percentuali a vantaggio degli uomini: tra i laureati di primo livello a cinque anni dal titolo pari all'86,0% per le donne e al 92,4% per gli uomini; tra quelli di secondo livello rispettivamente pari a 85,2% e 91,2%. Gli uomini risultano avvantaggiati anche rispetto ad alcune caratteristiche del lavoro svolto: maggiore lavoro autonomo (a cinque anni dal titolo 7,5% per le donne e 11,6% per gli uomini tra i laureati di primo livello; 20,2% e 21,8%, rispettivamente, tra quelli di secondo livello) o alle dipendenze con un contratto a tempo indeterminato (64,5% per le donne e 67,4% per gli uomini tra i laureati di primo livello; 52,2% e 59,1% tra quelli di secondo livello).

Per le donne, invece, più contratti non standard, principalmente a tempo determinato (17,0% per le donne e 12,2% per gli uomini tra i laureati di primo livello; 18,9% e 11,5% tra quelli di secondo livello) anche perché occupate, più degli uomini, nel settore pubblico (35,8% e 28,4% tra i laureati di primo livello; 24,4% e 16,5% tra quelli di secondo livello). Settore in cui, a tal proposito, i tempi di stabilizzazione contrattuale sono notoriamente più lunghi in molteplici ambiti, tra cui, ad esempio, quello - tipicamente femminile - dell'insegnamento.

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