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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Monoclonali ai bambini, quando e come. Il prof Lanari: "Solo se hanno determinate caratteristiche. Presto i vaccini sotto i 16 anni"

L'INTERVISTA Il Prof. Marcello Lanari, direttore della pediatria d’urgenza del Sant’Orsola, fa il punto sui criteri per la somministrazione che avviene nel suo ospedale: "Sì alla fascia 12-16 anni su segnalazione del medico: casi a rischio di malattia grave"

Anticorpi monoclonali sui bambini, al Sant'Orsola si fa. Come, lo spiega il professore Marcello Lanari, direttore della pediatria d’urgenza del Sant’Orsola, che racconta quali categorie di bambini rientrano nella terapia, chi li segnala, come funziona e se ha degli effetti collateriali. Un focus anche sui vaccini alle fasce dei giovanissimi. 

Dunque prof. Lanari, al Sant'Orsola di Bologna si fanno i monoclonali ai bambini? "Lo scorso 9 marzo, una nota dell'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ha reso noto che una verifica sulla fascia 12-16 anni stabiliva la possibilità di somministrare gli anticorpi monoclonali contro l’infezione da SARS-CoV-2 anche ai bambini a particolare rischio di malattia grave. Il tutto è poi passato alle regioni che hanno trasferito l’informativa alle aziende sanitarie. Bisogna però, naturalmente, che i piccoli pazienti abbiano determinate caratteristiche". 

Quali sono dunque le caratteristiche che i pazienti pediatrici devono avere per accedere alla terapia monoclonale? Come avviene la somministrazione? "Intanto la fascia d'età, che deve rientrare fra i 12 e i 17 anni. I pazienti devono avere un tampone positivo che attesti l'infezione da Coronavirus e il soggetto deve aver contratto l'infezione in maniera blandamente sintomatica (paucisintomatica) senza meritare un ricovero. L'infezione deve inoltre aver avuto l’esordio non oltre 5 giorni da quando vi è la somministrazione del monoclonale, che avviene tramite infusione in vena di due prodotti depositati nella farmacia dell'ospedale. Si tratta di una terapia quasi 'domiciliare' e se per gli adulti il rientro a casa è immediato, per i bambini c'è un po' più di cautela". 

Più nello specifico, chi rientra in questa fascia, che tipo di fragilità ha? Quanti ve ne sono stati segnalati ad oggi? "Sono bambini ad alto rischio di forme severe a causa di condizioni di salute particolari. Parliamo di casi di obesità grave, pazienti in dialisi, bambini che hanno cardiopatie congenite (per noi un po' vaga la definizione a dire il vero, ma in fase di precisazione), che dipendono da attrezzature mediche come un respiratore, con diabete scompensato, asma grave in trattamento. Per ora non stiamo ricevendo richieste, ne’ segnalazioni da parte dei pediatri di famiglia; l'unico caso per ora trattato è quello di un bambino con obesità grave". 

Coronavirus e bambini: il reparto Covid pediatrico - VIDEO 

Chi dovrebbe segnalare i piccoli pazienti destinatari del monoclonale? "I pediatri di famiglia. La classica figura professionale che sa meglio di chiunque che fra i suoi 600-800 pazienti ce ne sono 10-15 particolarmente gravi e a rischio in caso di Covid-19. Ci sono numeri e agende appositi per segnalare se un bimbo positivo al Covid si trova in una situazione di rischio. Dopo la segnalazione si viene chiamati da noi e assieme ad un infettivologo fa la valutazione  del caso  e la prescrizione del farmaco previo il consenso della famiglia e il farmaco, depositato nelle nostre farmacie, ci viene consegnato per la somministrazione". 

Il monoclonale ha effetti indesiderati? "Non di particolari. Al massimo della nause a qualche fastidio. La somministrazione va comunque fatta in ambiente ospedaliero per intervenire in caso di effetti indesiderati maggiori.”

Qual è ad oggi la situazione nel pronto soccorso pediatrico? "La situazione è una situazione di relativa normalità: da novembre avevamo iniziato ad avere diversi bambini infetti, ma in condizioni raramente gravi a dire il vero. Adesso siamo rientrati alla solita castica di traumi, infezioni delle vie urinarie,appendiciti...". 

Che dire del vaccino anche ai bambini? "Mentre solo qualche mese fa dicevamo, e a ragione, che il vaccino per i bambini non era in quella fase una priorità, adesso invece lo è: per garantire il ritorno sicuro a scuola, la ripresa delle attività lavorative dei genitori e per ridurre il potenziale serbatoio di infezione rappresentato dai bambini e dai ragazzi. In USA la Food&Drug Administration ha già autorizzato il Pfizer per i ragazzi 12-16 anni e anche l'EMA pare stia approvando la stessa apertura. Trial clinici sono già cominciata sulla fascia 6-12".

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