Motoseghe in azione, bosco abbattuto a Monterenzio: "Nessuno ci ha avvisato"
Residenti spiazzati e operai al lavoro. Il taglio dovrebbe fare spazio a un nuovo bosco di latifoglie. Il sindaco: "Competenza dell'Unione, i carabinieri Forestali vigileranno sull'esecuzione"
"Io sono trent'anni che sto qui, e quegli alberi lì c'erano. Ora che mi si dica che ogni trent'anni devono essere abbattuti mi pare assurdo". E' stupita e anche un po' arrabbiata Lucia, una residente che vive nei dintorni di Ca' di Bazzone, una frazione di Monterenzio, che dall'altro giorno ha visto la facciata Sud Est del bosco di Monte Pelucco venire rasa al suolo da una squadra di manutentori del verde. Dell'ampia porzione di bosco a conifere ora non resta che una spianata brulla, con qualche ciuffo qua e là, sopravvissuto al taglio a raso effettuato dagli operai.
"Io stavo rientrando a casa proprio ieri -spiega Lucia- quando girando la curva mi sono trovata la collina senza bosco. Ed era un bel bosco, tutto fitto e pieno di alberi. Tutto sparito nel giro di una giornata, sono rimasta senza fiato". La voce dal vivo di Lucia si mescola insieme a quella dei commenti presenti in un post di un gruppo di residenti su Facebook, dove frequentemente si ritrova la parola "scempio", insieme a timori di nuove costruzioni in arrivo sulla collina.
Lavori autorizzati
I lavori -che insistono su una area privata- sono stati autorizzati dagli uffici preposti alla cura del verde, che però non 'passano' per il comune di Monterenzio, ma bensì dall'autorità dell'Unione dei comuni del Savena-Idice. Diversamente dal bosco spontaneo, su area demaniale per esempio, i fondi di conifere privati possono incorrere nel taglio ogni 20 o trent'anni, per di più con un reddito ricavabile dal legname. E' questa la scelta che, negli anni '60 e '70, ha spesso portato aree incolte dell'Appennino a essere piantumate a conifere, una coltura con pochissima manutenzione e qualche speranza di reddito futuro.
Tornando al taglio del bosco in questione -si legge in una perizia proveniente dagli uffici dell'Unione- il lavoro è stato sì autorizzato, ma per la sola rasatura a suolo delle conifere (per lo più abeti, ndr) mentre dalla 'piazza pulita' sono stati risparmiati arbusti e giovani alberi a foglia caduca, piante che dovrebbero prendere il sopravvento negli anni e ripopolare la collina in questione, restituendone almeno in parte l'immagine paesaggistica. Niente nuove costruzioni quindi, almeno sulle carte a ora disponibili.
Nero su bianco poi, sempre nella perizia allegata all’autorizzazione dei lavori, è in cantiere l'impianto di quasi 3500 piante autoctone, anche se la piantumazione scatterebbe solo se il bosco spontaneo nascente dagli alberi sopravvissuti alla potatura non dovesse attecchire. Rimarrà comunque un piccolo nucleo, poco più che simbolico, di alcune conifere.
Nulla di illecito né tanto meno di illegale quindi, ma rimane lo sgomento per la rapidità con la quale si è arrivati all'espianto del boschetto di conifere, lasciando la collina brulla dove prima vi era verde intenso. I residenti hanno fatto l'amara scoperta un po' per caso, e hanno riversato i propri dubbi con un fiume di mail, tutte all'indirizzo del comune, che però è venuto a conoscenza del lavoro solo a cose praticamente fatte.
Il sindaco: "Vigileremo sull'esecuzione"
"Quella delle autorizzazioni alla cura del verde su aree private -spiega il sindaco Ivan Montanari- è una competenza dell'Unione comuni Savena-Idice, sulla base del regolamento forestale della regione Emilia-Romagna. Ci siamo attivati non appena ricevuta segnalazione dai residenti -continua- e vigileremo sull'esecuzione dei lavori di concerto con i carabinieri forestali, che hanno il mandato di controllare sulla correttezza della procedura. La competenza su tutto l'iter però è stata demandata all'Unione" conclude il primo cittadino, che aggiunge: "Certo, dovremo abituarci a un verde diverso da quello delle conifere".