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Cronaca

Trovato morto in carcere, gli avvocati: "Potenziare misure alternative"

Secondo l'osservatorio diritti umani delle camere penali solo il ricorso alle misure alternative e a investimenti in risorse umane possono evitare altre morti tra i detenuti. Anche il garante di detenuti interviene

L'ultimo caso di cronaca è di sabato scorso: un detenuto 31enne, cittadino marocchino, trovato morto nelle celle della Dozza e -secondo alcune testimonianze- deceduto in seguito a una overdose provocata dall'abuso di farmaci.

E' questo il centro dell'intervento delle Camere penali bolognesi, che con i responsabili dell'osservatorio su diritti umani e carcere Stefania Pettinacci ed Ettore Grenci, lancia in un comunicato l'appello a rinforzare il personale sanitario dentro le strutture detentive, oltre a un maggiore ricorso alle misure alternative.

"Davvero appare incredibile che oggi vi possa essere una tale facilità di reperire psicofarmaci e altre sostanze psicotrope all’interno di un carcere" informa il team di legali che si occupa di diritti dei detenuti "tanto più che quello di Bologna ha vissuto direttamente l’ondata di rivolte del 2020". Il primo mese non è andato meglio dell'anno scorso, con già 17 morti su tutto il territorio nazionale.

Come la pandemia ha avuto modo di evidenziare -ricorda l'Osservatorio- la crisi del Covid si è manifestata "anche attraverso un ulteriore svuotamento di risorse umane, soprattutto di personale sanitario, 'dirottato' ad altri servizi esterni ritenuti evidentemente 'più importanti' del carcere". A questa situazione si è aggiunto "un uso massiccio di psicofarmaci", però sempre meno dispendiosi di "un programma di assunzioni di medici e psicologi da preparare e destinare alle carceri".

Per l’Osservatorio ciò che serve per evitare i numeri delle morti tra le sbarre "è molto semplice: svuotare le carceri di tutte le persone che per il loro stato di salute e per la possibilità di alternative esterne devono poter uscire da una inutile segregazione. Ciò appare ancor più urgente per i detenuti che hanno pene contenute, perché essi rappresentano la maggioranza" e perché "è statisticamente dimostrato che tali misure riducono drasticamente il rischio di recidiva".

Interviene anche il garante dei detenuti

Anche il garante dei detenuti Antonio Iannello è intervenuto nel merito. Con una nota, Iannello non cita esplicitamente i farmaci come causa del decesso -causa che ancora deve essere appurata attraverso una autopsia- ma suona l'allarme circa la riproposizione di analghi casi anche nel 2021. "Anche nei casi di questi decessi  -ricorda Iannello- si è trattato di persone relativamente giovani e senza particolari problemi di salute o significative patologie pregresse ragione per la quale pare configurarsi un tasso di incidenza che non lascia esenti da preoccupazione e necessita di specifici e adeguati approfondimenti nonché interventi conseguenti".

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