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Cronaca Via Mentana, 2

'Nuovi poveri': nella "grassa" Bologna picchi del +30%

Aumento vertiginoso delle persone entrate in contatto con i servizi sociali. Le povertà "tradizionali" si arricchiscono di over 50 che hanno perso il lavoro, giovani in cerca di occupazione, migranti, dispersione scolastica

Dati non rassicurant emergono dalla ricerca sulle 'nuove povertà' a Bologna presentata ieri nella sede della Fondazione Gramsci, in via Mentana 2: si evince una battuta d’arresto per il "grasso" capoluogo ferlsineo che registra picchi del +30% di individui che entrano in contatto con i servizi sociali rispetto agli anni precedenti al 2005 e quindi non unicamente attribuibili alla crisi iniziata nel 2008.  Questa la fotografia scatatta da “Vedere la povertà” -  lo studio coordinato da Matilde Callari Galli, Professore Ordinario di Antropologia Culturale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Alma Mater - che ha indagato (tra aprile e novembre 2011) sulle nuove richieste sociali, talora emergenze, del territorio sulla base di statistiche nazionali, locali, a dati da operatori sociali e di volontariato e interviste agli utenti.

Le povertà “tradizionali” dei senza fissa dimora, degli immigranti senza permesso, carcerati ed ex carcerati, tossicodipendenti, donne sole con figli e vittime della tratta si arricchiscono a Bologna di impoverimento degli operatori sociali, differenze di genere, over 50 che hanno perso il lavoro, giovani in cerca di nuova occupazione, migranti e dispersione scolastica: il 17% dei giovani che frequentano gli istituti superiori falliscono nel passaggio dalla prima alla seconda classe, mentre il 18% non termina il percorso formativo istituito dalla regione. Nella città della più antica università d’occidente, moltissimi i giovani con percorsi formativi inadeguati al mercato del lavoro e gli universitari che abbandonano nei primi anni di frequenza.
“Accanto alle statistiche ufficiali, abbiamo esaminato i dati cosiddetti opachi” - spiega Matilde Callari Galli - “fonti raccolte all’interno di strutture che intervengono sul fenomeno: centri di ascolto, dormitori, mense, collocamento, Banco dei Pegni, scuola, Arci, sezione del Tribunale che si occupa di sfratti”.
“Equità non è uguaglianza” secondo Virginio Merola “L’uguaglianza non passa più solo per la strada dell’intervento pubblico, ma viene dettato dal 4° comma dell’articolo 118 della Costituzione che riafferma come le istituzioni favoriscono l’iniziativa dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Nel concreto, riforma del welfare pubblico e privato per favorire il riscatto sociale con la regia del Comune che entro il 2012 unificherà l’azienda dei servizi alla persona estendendola al territorio metropolitano e lavora all’integrazione socio-sanitaria. Responsabilità sociale delle imprese è la richiesta del Sindaco, non filantropia, ma accordi con i lavoratori per perseguire attività di welfare incentrate sulla persona: “Il bilancio mette in sicurezza i servizi sociali, in accordo con l’Assessore Frascaroli, e darà i primi segnali di intervento. A Bologna non si è mai vista una contrapposizione tra individuo e collettivo come negli ultimi 10 anni!”

E’ senz’altro la discontinuità del lavoro alla base della domanda di intervento sociale in città, in particolar modo negli ultimi giorni del mese. Lo conferma e raccoglie l’invito del Sindaco Alberto Vacchi, Presidente di Unindustria Bologna: “Uscire dalla filantropia per costruire un sistema. Ci stiamo confrontando con le parti sociali per ricostruire la competitività territoriale e la stabilità del lavoro poiché la precarietà è stato un errore storico anche per le imprese; su un territorio che soffre, si perdono professionalità”.
Anche per Adriano Turrini, Presidente di Coop Adriatica, il tema centrale è il lavoro accanto a regole dettate dalle amministrazioni: “Siamo orgogliosi dei nostri 5.300 pasti al giorno ricavati dai prodotti vicini alla scadenza donati a 150 onlus. Circa un anno fa, 15.700 soci Coop hanno usufruito a Bologna dell’operazione 10% di sconto a disoccupati e cassintegrati”.
Esperienza diretta da Don Virginio Colmegna, Presidente della Casa della Carità di Milano: “Abbiamo chiuso con la politica dell’onnipotenza. La crisi non sarà breve, è soprattutto culturale e richiede un nuovo modo di fare politica. Il welfare non sia emergenza, ma cultura, cittadinanza e solidarietà per una maggior giustizia redistributiva”.


 

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