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Cronaca

"Cassa integrazione e lo sfratto. Mi hanno aiutato più i social che gli assistenti sociali"

Storie di nuova povertà. Rosa, 54 anni, si ritrova senza più una casa e in difficoltà economiche. Trova il coraggio di chiedere aiuto e dai social la grande sorpresa

"A volte fanno più i social network che gli assistenti sociali". Con queste parole la signora Rosa (così la vogliamo chiamare per rispettare la sua privacy) chiude un'intervista difficile, perchè interrotta da qualche momento di commozione: in un momento di difficoltà ha deciso di lasciare da parte l'orgoglio e di chiedere aiuto su un gruppo di mercatino-usato-scambio attivo su Facebook per la zona di Bologna. 

"Sono una di vecchio stampo e per arrivare a chiedere un piumone in regalo ce n'è voluta. C'è voluta la febbre alta, un freddo improvviso e la volontà di non voler gravare ulteriormente su mia figlia, che da tempo ospita sia me che mio marito nella sua casa - racconta Rosa, 54 anni, in difficoltà dopo uno sfratto e la cassa integrazione del marito 60enne - Ma non mi sono pentita perchè dalla rete è arrivata una risposta eccezionale che non mi ha fatto più sentire sola. Soffro perchè ci dobbiamo far mantenere dai nostri figli". 

Le va di raccontarci come sono nate queste difficoltà economiche?

Io e mio marito abbiamo due figli. Fino a qualche anno fa stavamo discretamente: lui un lavoro nel settore dell'edilizia e noi tre abbastanza sereni. Vivevamo in una casa del comune a San Lazzaro, alla Pulce, in uno degli edifici che poi sono stati sgomberati e demoliti: per questa operazione abbiamo avuto il primo sfratto. Quando ci è stata assegnata la nuova sistemazione ho comprato dei mobili per renderla più bella, visto che sarebbe stata la nostra nuova casa. Ma poco dopo, a causa di una piccola parte di eredità ricevuta da mio marito (un'attività commerciale che non produce reddito nè guadagni di alcun genere) il comune ce l'ha tolta e per un anno di hanno fatto pagare 800 euro al mese in modo da poterci restare ancora (un prezzo assurdo, altissimo!). Ci sono state rivolte anche delle accuse, ma noi avevamo tutti i requisiti per averne diritto, come ho già detto questa piccolissima parte di eredità non ci dà assolutamente nulla. La nostra situazione era trasparente. Lavorava solo mio marito e non prendeva certo cifre da capogiro. 

E poi cosa è successo? Dove siste andati ad abitare?

Un nostro conoscente ci ha proposto un comodato gratuito in un comune molto fuori Bologna, in campagna, e noi gli pagavamo  l'affitto in nero: l'unico che potevamo permetterci. Con le prime difficoltà aziendali, di cui è venuto a conoscenza anche il nostro 'proprietario' dalla sera alla mattina ci è stato chiesto di lasciare l'alloggio perchè sarebbe stato messo in vendita. Poco dopo la cassa integrazione di mio marito. Dopo un periodo a Loiano (solo allontanandoci tanto potevano trovare canoni d'affitto alla nostra portata) è stato evidente che non riuscivamo più a tirare avanti. La cassa arriva un mese sì e un mese non si sa: non ci da quindi alcuna stabilità. E io sono riuscita a trovare solo un lavoretto in nero e faccio qualche ora di pulizie in casa". 

A questo punto vi siete fatti ospitare da vostra figlia?

Qui arriva la parte più dolente. Non siamo noi ad aiutare i nostri figli: siamo ridotti così, sono loro a dover aiutare noi, cosa che mi fa stare tanto male. Mio marito si è ammalato e adesso che ci sono anche le spese per le cure la situazione è peggiorata e ancora più instabile. Abbiamo accettato l'aiuto di nostra figlia e adesso ci siamo sistemati da lei: abbiamo dormito su materassi adagiati per terra e solo da poco abbiamo recuperato delle reti. Abbiamo chiesto aiuto agli assistenti sociali, ma fino ad ora tutti ci hanno chiuso le porte in faccia. L'ultima volta mi hanno detto che sarei dovuta andare a vivere nelle campagne modenesi per pagare l'affitto più basso: quando arrivano abbiamo in tutto 800 euro e mio marito è a 6 anni dalla pensione. 

Cos'è successo invece su Facebook? 

E' successo che nonostante tanti critichino questi mezzi di comunicazione, ho avuto la conferma che sono più utili di tanti uffici preposti: in un momento di estremo sconforto ho preso coraggio e ho chiesto a una community (un gruppo nel quale si vende e si compra della roba usata) se qalcuno avesse un piumone da regalarmi, visto che io non posso comprarlo. La sera dopo lo avevo. Tantissimi messaggi di solidarietà e non solo: è nata anche l'idea di raccogliere del cibo da regalare a chi non ha i soldi per fare la spesa.

E lei ha fatto trovare il coraggio anche ad altri...

Sì. E' successo che dopo il mio post ne sono arrivati degli altri: donne e uomini che come me non avevano il coraggio di chiedere qualcosa e che poi l'hanno trovato. 

Come vede il suo futuro?

Adesso riesco a sorridere. Dopo tutti questi messaggi ricevuti ho più fiducia e, soprattutto, non mi sento sola. Spero di riuscire a non dover più gravare su mia figlia, che deve farsi una vita sua. 

  

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