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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Santo Stefano

Il Santo Stefano promosso con riserva dai residenti. Amorevole: "Abbiamo in mente 2 piani di azione"

C'è chi la vede come una zona ricca e pulita; chi invece si lamenta di traffico, degrado e parcheggi. Intanto, il nuovo consiglio di quartiere si è insediato e la neo presidente Amorevole promette ascolto: «Il degrado? Si combatte con la cultura»

Il quartiere Santo Stefano è noto per essere una zona benestante. Ma i problemi non mancano, a giudicare dai commenti di chi ci abita. In zona Murri ad esempio, a sfogarsi è Natalina: «Problemi? Eh, ce ne sono tanti... rusco (l’immondizia, ndr), parcheggi, traffico... è un continuo». Mentre la signora è impegnata in un lungo elenco, un’automobile attraversa la zona del mercato rionale, facendosi largo a fatica tra le bancarelle. Uno stratagemma di alcuni automobilisti per evitare il semaforo all’incrocio.

Spostandosi di qualche centinaio di metri, verso il centro, la prima persona ad accettare l’intervista è il tabaccaio Fabrizio, 54 anni, che getta acqua sul fuoco: «Cosa vuole che le dica, questa è una zona ricca, e va avanti tutto bene, la gente è tranquilla». Passeggiando sotto i portici di via Santo Stefano, la spina dorsale del quartiere, un gruppetto di signori chiacchiera vivacemente. I temi sono sempre gli stessi: «Ma le vedete tutte le biciclette che vanno in giro sotto i portici?», e poi «Oh, è mai una volta che ci siano dei vigili disponibili, eh? Voglio dire, non saprei gli altri quartieri, ma qui sono inesistenti».

Un commerciante fa notare come ogni tre o quattro anni debbano rifare le strade: «Secondo me c’è qualcosa sotto...». Un ragazzo giovanissimo staziona dirimpetto al suo negozio di articoli antichi con i suoi amici: «Un aggettivo per questa zona? Beh, Santo Stefano è... è arcaico! Sì, proprio arcaico, è la parola giusta. E’ all’antica insomma. Certo dovrebbero fare qualcosa per tutelare le strutture, secondo me il traffico le danneggia. E poi molti palazzi hanno architravi a vista, in legno. Andrebbero ristrutturati». In zona tribunale si trova una delle ormai rarissime latterie della città. A fianco una fioraia chiacchiera con uno “straniero”, un signore che viene dal quartiere San Donato.

«Ah, non me ne parli, di degrado! Qua va tutto benissimo! Io stavo prima al Porto, dovevo fare lo slalom tra le cacche dei cani. No, qui è un’altra storia. Sa cosa? Forse il traffico andrebbe rivisto. Con tutte queste restrizioni, che chi ormai se le inventa tutte pur di entrare in centro». E infatti, poco dopo, una Mercedes fa capolino dalla strada principale, ingrana la retromarcia, e cerca con difficoltà di risalire il vicolo. In piazza San Francesco, seduto su una panchina, Gilberto, nato e residente in zona, racconta cosa andrebbe mantenuto nel suo quartiere: «Vede, a me piacerebbe che i negozi caratteristici, quelli dei mestieri, rimanessero tali. Sono un poco stufo di queste catene internazionali che fanno del centro un posto come tanti nel mondo. Se fossi un turista, e venissi a visitare Bologna, mi piacerebbe vederne le peculiarità, non una fotocopia sbiadita delle capitali europee».

In via Fondazza Ingrid sta prendendo qualcosa da bere in un bar, all’angolo con via San Petronio vecchio. «Un aggettivo per questa zona?Vivace e cordiale. Voglio dire, ci sono negozi tradizionali, quelli dei mestieri, ma ci sono anche quelli per studenti. E’ una zona dove ci si può fermare sotto i portici e chiacchierare». «Naaa, questa è un po’ una zona morta» dice invece Matteo, 36 anni, seduto in via Rialto in compagnia di un suo amico milanese. «A parte un paio di bar, qui intorno non succede nulla. E’ proprio una zona un poco spenta».

Nella caldissima sala all’ultimo piano del Baraccano il consiglio di quartiere si è appena insediato: «Abbiamo in mente due piani di azione» esordisce la neo-presidente di quartiere, Rosa Amorevole, che spiega :«Interloquiremo con il consiglio comunale sia su un progetto di ampio respiro, sia su temi specifici. Importante sarà la relazione con l’università, con la quale avvieremo un confronto anche per quanto riguarda via Zamboni, piazza Verdi e la zona universitaria in generale».

E proprio sulla zona universitaria potrebbero concentrarsi i primi sforzi del consiglio di quartiere appena insediato: «La cultura può sostituire delle frequentazioni poco gradite nelle piazze».

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