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Cronaca Zona Universitaria / Via Filippo Re

'L'Università è di chi la vive, basta chiudere spazi': collettivo ritorna in via Filippo Re

Tolti i sigilli al Community Center, Hobo "inaugura" il dissequestro: 'Siamo rientrati, rivendichiamo l'autogestione di questo spazio, affinché sia aperto alle iniziative di studenti, precari e lavoratori'

Tolti i sigilli al Community Center di Via Filippo Re, ad "inaugurare" il dissequestro presente il collettivo Hobo, che attraverso una nota fa sapere di essere rientrato nello spazio universitario - già occupato in passato - rivendicandone l’autogestione "affinché sia aperto alle iniziative degli studenti, dei precari e dei lavoratori":

"L’anno scorso nel campus di Filippo Re c’era un bar - spiega il collettivo - piuttosto costoso e in cui lavoravano in modo precario varie persone. L’amministrazione universitaria non è intervenuta per rendere accessibile a tutti il servizio e migliorare le condizioni salariali, ma per chiudere il bar. All’inizio di settembre lì è nato il Community Center, spazio autogestito da studenti, precari e lavoratori, che per quasi un mese è stato un luogo di socialità e incontro, in cui bere un caffè e ascoltare un dibattito, chiacchierare senza aggravi economici e proporre un’iniziativa. Uno spazio aperto a tutti, chiuso e sgomberato all’inizio di ottobre da un centinaio di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa. Per due mesi il Community Center è tornato a essere un luogo vuoto e da cui tutti sono esclusi, sequestrato coi sigilli della Procura. Il regime di Dionigi & Nicoletti ha fatto un deserto e lo chiama università".
Ora i sigilli sono stati tolti, e proprio ieri sera Hobo è rientrato nel Community Center," per fare un partecipato dibattito su Ferguson e le rivolte negli Stati Uniti seguite all’assassinio di Michael Brown. Da subito rivendichiamo l’autogestione di questo spazio, affinché sia aperto alle iniziative degli studenti, dei precari e dei lavoratori, uno spazio autorganizzato accessibile a tutti e non appaltato alle piccole o grandi imprese o associazioni private che fanno profitti con i nostri soldi. Continueremo quindi con discussioni, proiezioni e momenti di socialità, per riaffermare l’autogestione dove il morente regime del Re-ttore avrebbe voluto sequestro e silenzio".
Infine, gli attivisti avvisano: "Dove loro distruggono, noi costruiamo; dove loro sequestrano, noi riapriamo; dove loro privatizzano, noi autogestiamo".

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