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Lavoro a tempo indeterminato ma costretto a dormire in strada: la storia di Zakarya

Il ragazzo è uno degli occupanti di HOME, l’occupazione abitativa che ha riaperto le porte dell’ex Caserma Masini, una volta sede del Làbas

È di questa mattina la notizia di una nuova occupazione abitativa in città: si tratta di H.O.ME. – Hub di Organizzazione Meticcia, ad opera di LUnA (Laboratorio Universitario di Autogestione) e di ADL Cobas. Lo stabile preso è la ex Caserma Masini di via Borgolocchi, una volta sede del Labàs poi sgomberato: “Oggi Bologna si sveglia con una nuova occupazione abitativa. Siamo entrati stamattina – dice un attivista del collettivo LUnA – perché a Bologna, come in altre città, esiste un grande problema abitativo. Siamo entrati in una proprietà parastatale, di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, per chiedere un utilizzo temporaneo di questo stabile. Uno dei punti presenti nel Piano Casa del Comune è quello dell’utilizzo delle aree demaniali e parastatali grazie all’acquisizione gratuita da parte del Comune. Per noi è importante che aree abbandonate all’incuria, come questa che è stata sgomberata e abbandonata per sei anni, siano destinate ad uso abitativo tramite utilizzi temporanei che permettono soluzioni immediate alle persone che hanno bisogno di una casa”.

“Decidiamo di fare questo proprio oggi, venerdì 28 aprile – dice un attivista dello Sportello di diritto all’abitare di ADL Cobas – perché oggi il Governo razzista di Meloni e Piantedosi discuterà alla Camera dei deputati l’infame dl Cutro, il quale creerà ancora più esclusione e marginalizzazione del diverso. Noi vogliamo dare casa a chi fatica a trovarla e che, sicuramente, dopo questo decreto legge faticherà ancor di più a trovarla. Con questa occupazione abitativa cerchiamo quindi di dare risposte in una città che ormai permette l’alloggio solo a turisti e studenti facoltosi, lasciando in strada persone in difficoltà, come i lavoratori della logistica, dell’aeroporto, dell’Interporto e del mondo della ristorazione”. 

La storia di Zakarya

Tra gli abitanti di H.O.ME., circa una decina, c’è anche Zakarya, un ragazzo marocchino che proprio tra le mura della ex Caserma Masini ha “imparato a parlare italiano e la cultura italiana. Dopo lo sgombero, però, ci siamo trovati in strada. Eravamo in quattordici e da allora aspettiamo di trovare una sistemazione”.

Zakarya ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato come pizzaiolo. Proprio all’ex Làbas ha imparato a fare la pizza. Ma nonostante la sicurezza economica di un posto di lavoro sicuro, Zakarya è costretto a dormire in strada: “Il problema è che quando vengono a sapere che sono marocchino non mi danno la casa. La prima domanda è sempre da dove vengo e per questo mi sento discriminato. Anche nell’ultima casa che ho avuto mi è stato detto esplicitamente che non volevano più un marocchino in casa. Per questo siamo arrivati all’occupazione: non è possibile lavorare e dormire in strada”.

La risposta delle istituzioni

Nel pomeriggio è arrivata la prima risposta dal Comune: “Occupare non è la soluzione – dice la Capo di Gabinetto Matilde Madrid –. E soprattutto non risolve il problema dell’accesso alla casa per le categorie più fragili. Come amministrazione stiamo investendo risorse pubbliche e la vicesindaca Clancy ha predisposto un Piano per l’Abitare ambizioso e inedito.
Se si vuole affrontare il problema della tensione abitativa questa non è la strada. Gli spazi occupati oggi sono di proprietà di Cassa Depositi e Prestiti, in questi mesi abbiamo avuto interlocuzioni per rendere la rigenerazione delle tre caserme di loro proprietà a Bologna in sintonia con le linee di mandato, in particolare con il progetto bandiera Città della Conoscenza e con il Piano per l’Abitare. Noi stiamo facendo la nostra parte, ma sulla casa serve l'impegno di tutti, a cominciare dal governo e dai suoi principali strumenti di intervento sui territori. Siamo in attesa della documentazione finale da parte di Cassa Depositi e Prestiti per poter chiudere l’accordo di programma sulle tre caserme. Ci auguriamo, pertanto, che quegli spazi vengano presto lasciati liberi”.

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