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Cronaca San Donato / Via Emilio Zago

Nuova occupazione abusiva, blitz dei collettivi in uno stabile di via Zago | FOTO

Un gruppo di collettivi, sulla scorta delle esperienze di XM24 e Banca Rotta, ha occupato l’ex centro di Cesare Ragazzi di via Emilio Zago 1

“Oggi giovedì 21 Aprile 2022 abbiamo aperto le porte di un altro spazio in città! Dopo oltre due anni di restrizioni, crisi sanitaria, economica e sociale, riaprire spazi di libertà, autogestiti e lontano dalle logiche del profitto è una necessità che non possiamo più procrastinare”. Inizia così il comunicato stampa con cui un gruppo di ragazze e ragazzi, provenienti dalle esperienze di XM24 e di Banca Rotta, comunica di aver occupato lo stabile di via Emilio Zago 1, ex centro di Cesare Ragazzi, sotto al ponte di via Stalingrado.

I collettivi e le accuse a Lepore: “Da lui solo false promesse”

“Il 6 agosto 2019 l'allora assessore all'"immaginazione civica" Matteo Lepore – continua il comunicato diffuso sui social – pensava che con le ruspe e una falsa promessa avrebbe cancellato per sempre l'esperienza di XM24. Ma solo il giardiniere più incauto pensa che strappare la malerba basti per non farla tornare. L'erba cattiva, si sa, non muore mai! Ed infatti in questo tempo si è diffusa e moltiplicata all'ombra dei pertugi, rafforzando le sue radici. Ed ora che è primavera, esplode in un pomeriggio di riappropriazione e liberazione". 

"Le false promesse del - continuano - non hanno fermato il nostro appuntamento con la città: il 15 Novembre 2019 abbiamo aperto le porte dell'ex Caserma Sani, un'area verde gigantesca restituita al quartiere, relegata di nuovo all'abbandono e alla speculazione edilizia due mesi dopo, con l'ennesimo sgombero. Altro tempo è passato in cui non abbiamo smesso di curare legami, tessere rapporti, sostenere iniziative, percorsi e comunità alternative".

Occupazione stabile via Zago

La nuova occupazione

“La recente esperienza di Banca Rotta ha di nuovo acceso i riflettori sulla questione spazi. Per noi è sempre stato chiaro: gli spazi a Bologna ci sono – chiarisce il comunicato –. Abbiamo preso parte al percorso di Banca Rotta per creare un ulteriore passo avanti in questa estenuante marcia che ci vede coinvolte fin dai tempi del LaboratorioSpazi, passando per il Comitato ESA, arrivando agli infiniti tavoli comunali di supposta co-progettazione. A tutto questo il Comune stesso ha imposto l'ennesimo stop a suon di camionette, falsità e cemento. Un altro muro eretto a chiudere un altro spazio vuoto, che tale rimarrà a lungo, come molti altri. Sono ancora aperte le ferite lasciate dai tanti, troppi sgomberi di spazi autogestiti che questa città porta con sé. Non possiamo arrenderci alle modalità di gestione previste dall'amministrazione di questa città che mettendosi una finta maschera innovativa parla di inclusione, multiculturalismo, solidarietà e mutualismo, mentre nei fatti impone, con la solita retorica della legalità e del decoro un modello di governo urbano che poggia su sgomberi e repressione finalizzati ad espellere le fasce sociali più svantaggiate e le soggettività non conformi o non assimilabili alle sue logiche e alle sue vetrine”.

“A muoverci in questa nuova impresa è il bisogno che sentiamo di una socialità radicalmente diversa e l'urgenza di sottrarre tempi e spazi alla colonizzazione del capitale: non vogliamo rimanere inerti davanti alla sparizione di qualsiasi possibilità di mutualismo, intersezione, autodeterminazione e autogestione. Se le occupazioni di spazi si moltiplicano, se ogni entità con i suoi mezzi e le sue pratiche apre luoghi di autogestione dal basso, allora – conclude la nota – l’amministrazione non potrà asfaltarle tutte, ma sarà costretta a trovare il modo di riconoscerne l'esistenza”.

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