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In fuga dalla guerra

"Olena non mangiava e non dormiva": al lavoro le organizzano il viaggio in Ucraina per salvare figlia e nipotini

Bologna-Zaporijia e ritorno per portare in salvo una donna e i suoi tre bambini, di cui due gemellini di pochi mesi. Grazie all'aiuto della cooperativa per cui lavora da anni questo è stato possibile

Trema, Olena Ivandikova e non è per il freddo, anche se alla frontiera tra Ucraina e Ungheria punge forte. La tensione e la stanchezza dei due interminabili giorni di viaggio, da Bologna a Zaporijia (cittadina dell'Ucraina sud-orientale), si sono sciolte nel lungo e stretto abbraccio con la figlia Natalia, 33 anni. Dietro di loro, le sbarre della dogana e due pullmini di Società Dolce, da dove Claudio Cantù, responsabile del servizio trasporti e il collega Horacio hanno scaricato pacchi di aiuti. Alle spalle, il rifugio che ha ospitato la ragazza in fuga coi suoi tre figli, in attesa della madre.

Un viaggio lungo, sotto i bombardamenti russi, dopo avere abbandonato precipitosamente la propria casa con una bimba di 7 anni e due gemellini di tre mesi, su un treno pieno di persone ammassate in fuga e fuori un paesaggio disseminato di macerie: “Quando la situazione in Ucraina è diventata pericolosa, ho avuto paura. Dovevo portare mia figlia e i suoi bambini a Bologna, al sicuro”, racconta Olena (che tutti chiamano Elena), in Italia da oltre 15 anni, dove lavora come operatrice sociosanitaria nella casa residenza anziani ‘Villa Paola’, nel quartiere San Donato.

Il viaggio di Olena in Ucraina

“Olena era distrutta, non dormiva e non mangiava”, dice Elisa Pozzarini, coordinatrice della struttura. “È una nostra collega, volevamo aiutarla”. Detto e fatto, in poche ore due mezzi di trasporto della cooperativa erano pronti a partire: “Parliamo di una nostra socia che ci ha chiesto aiuto – spiega Carla Ferrero, vicepresidente di Società Dolce – e noi immediatamente ci siamo attivati. Per mettere al sicuro la sua famiglia le serviva un pullmino, un’auto non era sufficiente a trasportare tutti, così abbiamo utilizzato i nostri mezzi". 

"Dopo tanta paura, la gioia di vedere la propria famiglia al sicuro"

La voce di Olena, alla ripartenza per l’Italia, è rotta dall’emozione: “Quello che ho vissuto oggi non posso descriverlo a parole, ma penso che chiunque sia genitore possa intuirlo. La gioia di avere la mia famiglia al sicuro dalla guerra è grande quanto la consapevolezza di fare parte di qualcosa che di questi tempi definirei straordinario. I colleghi della cooperativa si sono mobilitati per me e fanno lo stesso per altri miei connazionali, senza esitazione”. Dopo il ricongiungimento con la figlia, Olena si è resa subito disponibile come interprete per i rifugiati che arrivano ogni giorno dal suo Paese: “Il bene – ha detto - è un po’ come l’energia, non si distrugge, ma cambia forma”.

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