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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Alessandra Matteuzzi, l'ex ai pm: "Sono ancora ossessionato da lei"

"Il mio gesto è stato gravissimo, ma non l'ho perseguitata", ha detto durante l'interrogatorio Padovani, il 27 enne indagato per l'omicidio della donna

Ammette di essere "cosciente" di aver compiuto un gesto "gravisissimo" e che ora ne dovrà "pagare le conseguenze", ma chiede anche aiuto ai magistrati Giovanni Padovani, il 27enne calciatore dilettante in carcere dal 23 agosto per l'omicidio della ex compagna Alessandra Matteuzzi, 56enne, perché l’ossessione che nutriva per la donna “tutt’ora mi assale”.

A maggio il processo in Corte di assise

Parole pronunciate dall’indagato nel corso dell’interrogatorio del 15 febbraio davanti ai pm Lucia Russo, Domenico Ambrosino e Francesca Rago dove ha messo a verbale la ricostruzione dei fatti. La donna fu uccisa sotto casa sua, in via dell’Arcoveggio, a colpi di martello. "Adesso che ho ben compreso che Alessandra Matteuzzi è morta – ha specificato Padovani -, riferisco di essere cosciente che il mio gesto è stato gravissimo e che ne devo pagare le conseguenze, vi chiedo anche di aiutarmi a liberarmi dall'ossessione per Alessandra che tutt'ora mi assale". Per lui il processo si aprirà il 3 maggio in Corte di assise per omicidio aggravato da stalking, premeditazione, futili motivi, legame affettivo.

Il controllo dei telefoni e le ricerche sul web

Padovani ha definito “tossica” la relazione avuta con la donna, con "morbosità reciproche", ma negando di essere "un persecutore". Il controllo dei telefoni, sostiene l’indagato, non era una sua iniziativa personale ma “reciproca, e in ogni caso non continuativa”, e anche “impossessarsi delle password degli account social, sicuramente l’ho fatto, ma era una cosa condivisa" (a febbraio dell’anno scorso aveva ammesso di aver “cambiato le password, senza che lei ne fosse a conoscenza”). Mentre ha ridotto a “sfoghi virtuali” le ricerche fatte on line prima del delitto (“uccidere a sprangate” o “pena omicidio volontario”, alcune delle frasi agli atti). Padovani ha infine negato di essersi arrampicato sul terrazzo di casa della vittima. L’uomo di recente è stato trasferito nel reparto psichiatrico dell'istituto penitenziario di Piacenza. Fino a quando era a Bologna, a quanto si apprende, ha ricevuto diverse lettere di donne che gli scrivevano in carcere, alcune le ha attaccate nella cella.

Le testimonianze dei vicini e dell'investigatore privato

Agli atti dell’indagine della Procura ci sono anche le testimonianze del vicino di Matteuzzi, che sentito qualche giorno dopo dalla squadra mobile ha descritto le fasi del delitto a cui ha assistito il 23 agosto scorso. L’uomo intervenne per tentare di calmare Padovani, quando oramai era troppo tardi. L’uomo ha riferito che l’indagato a un certo punto raccolse da terra il telefonino della donna, e iniziò a mostrargli alcune chat “per farmi vedere il contenuto e aggiungendo 'Guarda, vedi che mi tradisce'”. Un’altra vicina, anche lei intervenuta sul posto dopo aver sentito delle urla, ha parlato di un “scena tremenda” e che Padovani “era lucido, freddo”. È stato sentito anche un investigatore privato che l’indagato ha assunto nel novembre 2021 proprio per far controllare Matteuzzi. L'investigatore ha raccontato che il 27 enne gli fece richieste “ossessive” che “rasentavano talvolta l’assurdità”, soprattutto tante telefonate “circa 10-15 volte al giorno, anche in orari notturni, pretendendo di avere ragguagli in tempo reale sugli spostamenti di Matteuzzi" per avere "conferme sulle indicazioni che lei gli forniva al telefono".

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