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Cronaca

Biagi, omicidio per omissione? Sentiti D'Amato e Parisi, domani è il turno di Zocchi

Una ricostruzione del clima di allora e della paura che tormentava Biagi. E' quanto sarebbe uscito ieri dai colloqui fatti dai magistrati. Ora parola a Zocchi: i suoi appunti smentirebbero quanto sostenuto da sempre da Scajola, cioè che nulla sapeva dei pericoli corsi dal giuslavorista

Continua l'inchiesta per far luce sull'omicidio del giuslavorista Marco Biagi, freddato sotto casa sua in via Valdonica 12 anni fa. Una ricostruzione del clima di allora, della paura che tormentava Biagi, di quello che avevano fatto le persone a lui vicine e che peroravano la sua causa per riavere la scorta. E' quanto sarebbe uscito ieri dai colloqui fatti dai magistrati di Bologna con Antonio D'Amato e Stefano Parisi, rispettivamente presidente e direttore generale di Confindustria all'epoca dell'omicidio del giuslavorista bolognese.

Parisi era già stato sentito nel 2002, nell'inchiesta (finita con un'archiviazione) che la Procura di Bologna aveva aperto sulla mancata scorta a Biagi subito dopo la sua uccisione il 19 marzo 2002. Ciononostante è stato il suo il colloquio piu' lungo: entrambi sono arrivati in via Garibaldi intorno alle 11, D'Amato è andato via alle 12.30, mentre Parisi è uscito solo verso le tre di pomeriggio, anche se nel mezzo c'è  stata un'interruzione di circa un'ora alle domande del pm Antonello Gustapane, titolare anche della seconda inchiesta in cui si ipotizza l'omicidio per omissione.

D'Amato, che conosceva Biagi per questioni professionali, avrebbe fatto una ricostruzione generale dei fatti all'epoca in cui il giuslavorista lamentava di ricevere minacce di morte. Parisi, invece, che proprio quattro giorni prima l'omicidio per mano delle Br, chiese la scorta per Biagi, avrebbe ripercorso quanto già dichiarato nel 2002, probabilmente con qualche dettaglio in più emerso nella memoria grazie alle nuove carte acquisite dalla Procura.

Carte sequestrate all'ex segretario particolare dell'allora ministro dell'Interno, Claudio Scajola, Luciano Zocchi. Proprio Zocchi sarà risentito dai pm bolognesi domani: i suoi appunti e le sue dichiarazioni smentirebbero quanto sostenuto da sempre da Scajola, e cioè che nulla sapeva dei pericoli corsi da Biagi. Dalla Procura continua la linea del massimo riserbo. Valter Giovannini, delegato ai rapporti con la stampa, si limita a dire che "si sta lavorando a ritmo elevato".

(agenzia Dire)

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