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Cronaca

Omicidio Emma, le indagini si concentrano intorno all'arma e al luogo del delitto

Bologna ancora sotto choc: dagli studenti, alla politica, all'università: "Violenza brutale, dolore per tutta la comunità emiliano-romagnola". Le indagini proseguono, si attende l'esito dell'autopsia 

Emma Pezemo era una studentessa dell'università di Bologna e viveva nella residenza "Galvani", in via Enrico de Nicola. "Faceva parte della comunità Er.Go (Azienda Regionale Diritti allo studio) e per tutti noi è una perdita gravissima. Difficile trovare le parole di fronte ad un atto di violenza così brutale" ha dichiarato Patrizia Mondin, direttrice Er.Go, ricordando la morte della studentessa, assassinata nei giorni scorsi, fatta in pezzi e lasciata in un cassonetto dei rifiuti "c'è dolore, ma anche un senso di angoscia sconfortante. Emma avrebbe dovuto lasciare la nostra residenza universitaria tra poco, al termine dei suoi studi. E invece non è più tornata dopo un'uscita che doveva essere di svago - continua Mondin - la famiglia dovrà affrontare momenti molto difficili, noi cercheremo di fornire tutto il supporto possibile.
Quello che è accaduto ci deve rendere ancora più sensibili e attenti nei confronti dei tanti pericoli che corrono le donne. Dovremo sicuramente lavorare molto con le ragazze ed i ragazzi che vivono nelle strutture di Er.Go. Ci impegneremo moltissimo in questa direzione".

L'uccisione di Emma Pezemo "è un grande dolore per tutta la comunità emiliano-romagnola. Ancora una volta siamo costrette a parlare di femminicidio nella nostra terra e a piangere una ragazza innocente che era venuta a Bologna piena di speranze. Un fatto orribile che ci spinge ancora di più a proseguire nelle azioni di contrasto alla violenza sulle donne". A dirlo sono le assessore regionali Barbara Lori (Pari opportunità) e Paola Salomoni (Istruzione), . "Ci stringiamo ai familiari della ragazza, ai suoi compagni di Università e all'Alma Mater in questo momento cosi' doloroso- aggiungono Lori e Salomoni- non ci sono parole per descrivere lo sgomento che una notizia come questa porta nel cuore di tutti noi. Il nostro impegno, anche nel ricordo di Emma e delle altre vittime di violenza della nostra regione, è proseguire con determinazione nel sostegno concreto alla rete dei centri e delle case rifugio e nei percorsi di recupero per gli uomini maltrattanti, impegno che non si e' mai fermato neanche durante l'emergenza sanitaria".

"L’investimento culturale nel rispetto della persona, della donna, rappresenta un impegno quotidiano che richiede costanza, determinazione, condivisione e trasversalità delle politiche pubbliche. Una giovane donna è stata uccisa, fatta a pezzi e gettata in un cassonetto. In pieno centro a Bologna. Una tragedia che ci addolora profondamente. Un dolore misto a rabbia, perché questi episodi sono una perdita e una sconfitta per tutti”. Così la presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti: "Sulla vicenda ci sono aspetti ancora da chiarire sui quali faranno luce le indagini - aggiunge la presidente - ma resta il drammatico epilogo: un’altra giovane vita spezzata. Purtroppo, come cittadini e come rappresentanti delle istituzioni, restiamo attoniti ogni volta che sentiamo notizie del genere. E si evidenzia, ancora una volta, che gli atti persecutori e i soprusi violenti riguardano noi, la società intera, le istituzioni, la responsabilità di ciascuno nel dire basta. Senz’altro occorre un ulteriore sforzo da parte di tutte e tutti, un cambiamento che possa trarre la sua linfa da radici profonde, in primis dall’educazione. L’investimento culturale nel rispetto della persona, della donna, rappresenta un impegno quotidiano che richiede costanza, determinazione, condivisione e trasversalità delle politiche pubbliche. Solo prefissandoci questo obiettivo potremo superare gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di equità, rispetto reciproco e democrazia paritaria che sono presupposto di sviluppo civile”.

“Il mio pensiero- conclude la presidente Petitti- in questo momento va ad Emma, ai suoi familiari, alle persone che le erano vicine e che stanno piangendo la sua perdita, una perdita per tutta la nostra comunità”.

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Le indagini si concentrano sulla ricerca dell'arma e del luogo dove il cadavere è stato sezionato. Atteso esito autopsia

Sul caso è stato aperto un fascicolo, con le ipotesi di omicidio, distruzione e occultamento di cadavere, tutte a carico del 43enne. La squadra Mobile è ora  concentrata a ricomporre i tasselli mancanti per ricostruire quanto accaduto durante le 24 ore trascorse tra l'ultimo avvistamento della 31enne e il rinvenimento dei suoi resti in un cassonetto di Viale Togliatti, poco lontano da dove la giovane abitava. 

Le indagini al momento sono tutte concentrate sull'arma del delitto (forse un'arma da taglio), che ad ora ancora non risulta trovata, e sul luogo dove Ngouenet ha sezionato il corpo della donna. Ulteriori elementi si cercano nel cellulare dell'uomo, così come il verificare se abbia fatto tutto da solo o sia stato aiutato da terzi nel mettere in pratica il delitto.

Altro punto cruciale ai fini dell'indagini è l'esito dell'autopsia, che farà luce sulle cause della morte di Emma. Del caso si occupa il pm Flavio Lazzarini, con la supervisione del Capo Giuseppe Amato. Già nelle prossime ore si potrebbe avere un elemento di conferma circa una ipotesi circolata sul movente del delitto, e cioè che a scatenare il gesto omicida possa essere stata la circostanza che la 31enne fosse incinta, ma non si esclude anche un movente economico. 

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Nel pomeriggio di domenica 2 maggio la Polizia è intervenuta in via de Nicola per una segnalazione da parte delle coinquiline della vittima, preoccupate dal fatto che non fosse rientrata a casa. 

Il corpo della giovane è stato rinvenuto in un cassonetto di via Togliatti, era stato fatto a pezzi, probabilmente con un'ascia. A portare gli investigatori dritti al cadavere sono state alcune tracce di sangue intorno al bidone segnalate da alcuni cittadini.

Poco dopo il rinvenimento del corpo, i poliziotti hanno trovato un altro cadavere. Quello del compagno della giovane: Jacques Ngouenet, 43 anni, anche lui del Camerun, che era da qualche tempo ospite di una comunità per problemi psichici.

L'uomo si sarebbe ucciso impiccandosi. A far propendere per l'ipotesi di omicidio - suicidio un biglietto. Lo avrebbe scritto lo stesso 43enne, in francese, con frasi un po' sconclusionate. 

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