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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Caramazza: confermata la condanna a 30 anni per Giulio Caria

La Corte dell'Appello ha confermato anche i risarcimenti alle parti civili, al Comune di Bologna, il familiari di Silvia Caramazza e l'Unione Donne Italiane. Il corpo della commercialista fu trovato a giugno del 2013 in un congelatore

Confermata la pena a 30 anni per Giulio Caria, il 36enne accusato dell'omicidio della fidanzata Silvia Caramazza. Il terribile fatto di cronaca risale al 2013, quando il corpo della giovane commercialista 39enne, fu rivenuto il 25 giugno in un freezer della sua casa di viale Aldini. 

Nel 2014 Caria fu condannato a 30 anni con il rito abbreviato e in questi due anni ha cambiato diversi legali: oggi a difenderlo un'avvocata d'ufficio, Monica Varricchio. Tra i motivi dell'appello la contestazione degli aggravanti per stalking, l'occultamento del cadavere, la crudeltà il furto di carte di credito e bancomat della donna e la minaccia ai testimoni. L'uomo non era presente in aula. 

La Corte, presieduta dal giudice Pierleone Fochessati, ha confermato anche le provvisionali per le parti civili, al Comune di Bologna, il familiari di Silvia Caramazza e l’Unione Donne Italiane - UDI, che il 16 marzo scorso aveva organizzato anche un presidio in Piazza dei Tribunali in occasione dell'udienza di appello, poi rinviata a oggi. 

L'OMICIDIO DEL FREEZER. Il corpo di Silvia Caramazza fu trovato in un congelatore, chiuso in un sacco. L'elettrodomestico era chiuso e attaccato alla corrente elettrica e si trovava in una delle camere da letto della casa. Nella camera, vicino alla testa del letto e sui muri vicini, la polizia scientifica aveva rinvenuto alcune macchie di sangue, farmaci e sonniferi. Silvia Caramazza presentava una profonda ferita alla fronte. Era vestita con un abito da casa.

La scomparsa era stata denunciata il 19 giugno da alcune amiche. I sospetti ricaddero fin da subito su Giulio Caria per alcune incongruenze riscontrate nel suo racconto. Nel frattempo si era dato alla macchia. Era stato scovato a fine giugno nelle campagne vicino al suo paese di origine, Berchidda nella provincia sarda di Olbia-Tempio, dove era stata notata la Toyota Yaris grigia che usava Silvia.

Quando un'amica di Silvia aveva denunciato la sua scomparsa, era stato contattato telefonicamente dalla polizia. Aveva sostenuto di essere a Catania con la donna. Ma, aveva aggiunto, lei non poteva rispondere al telefono.

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