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Cronaca Monteveglio

Delitto Gualzetti, lo psicologo: "Va riconfermato il senso di comunità. Importanti i momenti come la fiaccolata"

INTERVISTA Il presidente dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna Gabriele Raimondi dà una chiave all'aspetto psicologico: "Chi è coinvolto deve poter chiedere aiuto. Sono eventi che scombinano gli equilibri"

Le parole del sedicenne che ha confessato l'omicidio di Chiara Gualzetti fanno riferimento a 'voci' e 'spinte superiori' che gli avrebbero impartito l'ordine di uccidere. La ricostruzione fatta dal ragazzo sarebbe stata precisa e lucida, con il riferimento alla volontà dell'amica di togliersi la vita. Una storia che ha scosso la comunità di Monteveglio e non solo. Che senso ha tutto questo? Gabriele Raimondi, il presidente dell'Ordine degli Psicologi dell'Emilia Romagna, ha provato a fare alcune riflessioni su una vicenda che ha delle ripercussioni non solo sulle persone coinvolte in modo diretto (le parole del papà di Chiara: 'Sarà una battaglia, voglio giustizia').  

"Credo che la cosa giusta sia concentrarci sul ruolo che ciascuno di noi può avere nella vicenda e prestare molta attenzione a non generalizzare a una categoria o a una fascia di età. Nella comunità è stato importantissimo sia il sotegno informale degli amici e dei concitadini che quello istituzionale di un sindaco come Daniele Ruscigno, che ha dato un bel segnale di vicinanza alla famiglia. Chiaramente questa famiglia e anzi, queste due famiglie coinvolte, vivono un dramma enorme e un momento di grandissima fatica che necessita un aiuto. In situazioni così drammatiche è importante costruire un senso di comunità e di supporti. Penso anche agli amici dei due ragazzi, al banco vuoto di Chiara: è utile lavorare su come le persone che hanno conosciuto la ragazza possano inserire questo evento nel loro percorso di vita. Ma per tutti sarà necesario un momento di elaborazione".  

Perchè questi eventi sconvolgono tanto la comunità? Perchè arrivano da persone insospettabili, perchè pensiamo che possa succedere a chiunque e quindi anche a noi e ai nostri figli? 

"Si tratta di un meccanismo shock che scatena incomprensibilità e paura che appunto, una cosa del genere possa accadere a chiunque in qualsiasi momento. Il non sapere cosa è successo e perchè è successo genera angoscia. Insomma, se una persona perdesse la vita a fronte di una rapina o di un atto criminale sarebbe percepito diversamente. Si cerca il 'cattivo' come altro da noi e quando invece il 'cattivo' è l'amico e il conosciuto, ecco è una cosa spaventosa". 

Abbiamo detto che generalizzare ha poco senso e che non conosciamo il ragazzo che ha compiuto questo gesto. Ma in psicologia quando si parla di 'voci che ci dicono cosa fare' di cosa parliamo? Cosa può scatenare una cosa del genere? 

"Le spiegazioni fondamentalmente possono essere due. Allucinazioni auditive, che possono essere segnale di psicosi o neurosi o, al netto del fatto che queste esistano, il tentativo che un soggetto mette in atto per giustificare un'azione che si fa fatica ad attribuire a se stessi. Io questo ragazzo non lo conosco e non è un mio paziente, dunque non riesco a fare ipotesi attendibili, ma quello che so è che una cosa davvero importante è legittimare le emozioni e sostenere le persone coinvolte nella loro ricerca di aiuto. Penso agli amici dei due giovani oltre che alle famiglie, così come per tutta la cominità coinvolta, che ha bisogno di momenti di vicinanza". 

Dunque i momenti di aggregazione, riflessione ed elaborazione come la fiaccolata che si farà oggi, sono importanti ed è bene che ci siano? 

"Certamente sì. Sono momenti che ci fanno ritrovare il nostro senso di unità che può essere stato messo in discussione. Ci servono a riconfermare quella comunità che non è più scontata". 

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(Gabriele Raimondi)

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