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Cronaca

Omicidio Aldrovandi, offese alla madre via web: il caso arriva al Ministero degli Interni

Presentata interrogazione al ministro Cancellieri: 'Necessario assumere una posizione istituzionale che difenda sia la memoria di Federico, sia la dignità della sua famiglia. E arrivano le scuse da Forlani: "Contegno estemporaneo e assurdo"

Le senatrici del Pd Maria Teresa Bertuzzi e Rita Ghedini, dopo le offese alla madre di Federico Aldrovandi comparse su Facebook, hanno presentato un'interrogazione al Ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri per chiedere se "non ritenga che le prese di posizione costituiscano comportamenti inficianti la bontà delle azioni quotidiane degli appartenenti alla Polizia di Stato e siano pertanto incompatibili con il ruolo di agente di pubblica sicurezza". Chiedono inoltre "se non sia improprio l'uso dei loghi delle Forze dell'Ordine fatto dal sito 'Prima Difesa' nel caso in cui il titolare non dichiari la totale estraneità dell'Associazione dall'omonimo Forum FB". Le due senatrici ricordano che, nel giorno in cui la Suprema Corte ha confermato le condanne, sulla pagina Facebook 'Prima Difesa' "sono stati scritti numerosi insulti contro la famiglia del giovane deceduto". A questo proposito le Democratiche riportano quanto scritto sul sito del Ministero: "A seguito della pubblicazione delle frasi vergognose e gravemente offensive nei confronti della madre di Federico Aldrovandi pubblicate su Facebook, il Ministro Cancellieri ha disposto l'immediato avvio di un procedimento disciplinare per sanzionare l'autore del gravissimo gesto". L'episodio, inoltre, sottolineano le due senatrici, "é stato deplorato" anche dal Ministro della Giustizia, Paola Severino. Per le senatrici, in attesa delle motivazioni della sentenza, affinché gli effetti "non portino altro dolore in questa vicenda, è necessario assumere una posizione istituzionale che difenda e protegga sia la memoria di Federico Aldrovandi, sia la dignità del dolore della sua famiglia, sia la pace e la coesione della comunità ferrarese". "Ora che la giustizia si è definitivamente pronunciata circa le gravissime responsabilità degli agenti - ha commentato Ghedini - occorre che il diritto alla libertà e alla sicurezza dei cittadini sia tutelato allontanandoli definitivamente dal servizio e impedendo a chiunque, in special modo se appartenente alle forze che tale sicurezza devono garantire, di infangare la memoria di una vittima innocente e l'onore delle forze dell'ordine. Questo è il compito dello Stato e il Governo deve esserne garante".

LE SCUSE . "Voglio chiedere perdono per quel mio contegno estemporaneo e assurdo". Paolo Forlani, uno dei quattro poliziotti condannati in via definitiva a tre anni e sei mesi per l'uccisione del diciottenne Federico Aldrovandi, la mattina del 25 settembre 2005 a Ferrara, ha chiesto scusa per gli insulti alla madre del ragazzo, Patrizia Moretti, postati su Facebook. Ma la madre e il padre di Federico quelle scuse non le hanno accettate: "E' meglio che lasci perdere! Le sue scuse? La coscienza doveva parlargli 7 anni fa all'alba di quella mattina. Non ci può esser assoluzione per ciò che ha detto", ha commentato Patrizia Moretti. Nella pagina Facebook "Prima Difesa due", cui partecipano vari rappresentanti delle forze dell'ordine, nei giorni scorsi, dopo che la Cassazione ha fatto diventare definitiva le condanne ai poliziotti, sono comparse ingiurie nei confronti del giovane morto nel 2005 e della mamma. Diversi commenti erano di Forlani. "Che faccia da c... aveva sul tg, una falsa e ipocrita, spero - era uno dei post di Forlani su Patrizia Moretti - che i soldi che ha avuto ingiustamente (2 milioni di euro, risarciti dal ministero degli Interni alla famiglia Aldrovandi, ndr) possa non goderseli come vorrebbe, adesso non sto più zitto, dico quello che penso e scarico la rabbia di sette anni di ingiustizie". Il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, martedì aveva definito "vergognose e gravemente offensive" le parole di Forlani e disposto "l'immediato avvio di un procedimento disciplinare per sanzionare l'autore del gravissimo gesto". "Voglio chiedere perdono - ha detto oggi Forlani in una dichiarazione all'ANSA - alle persone che ho citato nei miei messaggi; non è per le conseguenze che potrà portare questo mio atteggiamento che chiedo scusa, ma per la reale presa di coscienza dell'errore commesso qualche giorno fa". "Dopo il rigetto della Cassazione della scorsa settimana - ha spiegato Forlani - e le varie esternazioni mediatiche nei nostri confronti, mi sono trovato in uno stato di sconforto e di smarrimento assoluti che mi ha portato, l'indomani, ad esternare via web commenti e frasi sciagurate, di cui mi vergogno, all'indirizzo di persone direttamente colpite dalla vicenda". "Dopo l'ennesima e decisiva sconfitta mi sono lasciato andare a un comportamento irragionevole, in preda alla rabbia verso chi non mi ha mai ascoltato e non ha capito quanto dolore avessi provato per la tragedia che era successa in via Ippodromo rispetto alla quale avevo sempre protestato la mia assenza di responsabilità". Ma per Patrizia Moretti, che ha fatto anche una querela per gli insulti, "la coscienza su ciò che è successo doveva nascergli da quel giorno e non è mai successo per 7 anni. Mai una parola verso di noi, adesso è tardi poiché continua a dire le stesse cose, non si può ammazzare la gente e dire non ho colpe, come se non fosse successo niente: davvero non ci sono parole per chi dopo aver ucciso Federico ha detto ciò che ha detto". Anche Lino Aldrovandi, il papà di Federico, non ha lasciato spazio a scuse: "Per me è troppo tardi, molto probabilmente quelle scuse gliele ha scritte qualcun altro, perché in questi 7 anni non ha mai mostrato un minimo di comprensione verso di noi: le sue scuse non mi interessano e dovrà rispondere davanti al popolo italiano per la pena definitiva e per ciò che ha detto commentando la sentenza".

 

 

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