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Cronaca

Omicidio Chiarini, gli esami del Ris di Parma: tracce compatibili con il 25enne fermato

Oggi il GIP ha confermato la custodia cautelare in carcere per il giovane che non ha ancora fornito un movente

Le analisi biomolecolari svolte dai Carabinieri del RIS di Parma – Sezione di Biologia, sui reperti acquisiti durante il sopralluogo eseguito nell’auto e nell’abitazione di Lanfranco Chiarini, trovato morto nella sua villa sulle colline a Castel San Pietro, hanno quindi fatto emergere una completa compatibilità tra le numerose tracce di sangue repertate sul luogo del delitto con lil giovane fermato, il 25enne nigeriano N.D.. Oggi dunque il GIP ha confermato la custodia cautelare in carcere.  

L'imprenditore 76enne trovato cadavere nella sua villa sulle colline tra Castel San Pietro e Ozzano il 4 gennaio scorso, era stato ucciso con almeno 25 coltellate, come rivelò l'autopsia. I colpi sono stati inferti forse con un coltello da cucina alla base del collo, sulle braccia e a una spalla.

"Un delitto efferato e di impeto", lo aveva definito il comandante provinciale dei Carabinieri "i due avevano avuto un rapporto intimo e per motivi ancora da chiarire è cominciata una collutazione con esito mortale"Tabulati telefonici, conoscenza approfondita del territorio, acquisizione e studio delle riprese di videosorveglianza della zona hanno consentito di arrivare al 25enne nigeriano N.D., richiedente asilo e ospite (da un anno a questa parte) presso il Centro di accoglienza di Castenaso “Lai Momo”. L'uomo è stato fermato ieri sera nei presso della stazione di Bologna, in arrivo da Rimini, dove si era recato pochi giorni dopo il delitto. 

Il meticoloso studio delle abitudini e delle persone legate alla vittima, insieme all'audizione di numerosi conoscenti del Chiarini e all'analisi di agende e rubriche, hanno consentito in breve tempo di restringerne il numero a due e infine di concentrare l’attenzione sul 25enne. L’accertamento dell’identità di questo ultimo soggetto e il suo rintraccio sono risultate alquanto laboriose. Infatti il giovane era stato inizialmente individuato solo come l’anonimo utilizzatore il giorno dell’omicidio di un’utenza telefonica, che era formalmente intestata a un cittadino liberiano irrintracciabile. Solo accurati accertamenti sulle persone in contatto con quell’utenza hanno consentito di identificarlo. Questi tuttavia dal giorno successivo all’omicidio si era di fatto reso irreperibile.

LE ORE SUCCESSIVE AL DELITTO. L'auto di Chiarini rientra intorno alle 19, osservata dall'occhio delle videocamere, il cui sguardo però non riesce a entrare nell'abitacolo: era solo? Il suo assassino era con lui? Dopo le 20 l'auto ripercorre il vialetto, viene condotta fino a una traversa della via Emilia e poi abbandonata. Un uomo sale su un bus in direzione Ozzano, presumibilmente per arrivare al centro di accoglienza di Castenaso. Gli esami antropometrici confermano che quell'uomo era proprio N.D., che quella notte rientra come sempre, ma che la mattina dopo non si presenta a una visita medica e, nei giorni successivi, neppure ad alcuni colloqui di lavoro.

DETTAGLI CHE AIUTANO  LE INDAGINI: LE FERITE SULLE MANI. Interrogati dall'Arma, alcuni operatori del centro di accoglienza ricordano e riportano un dettaglio molto utile: la mattina del 4 gennaio il loro ospite aveva dei cerotti sulle mani e delle ferite automedicate. 

Ed è proprio nella mattinata del 4 gennaio che veniva rinvenuto il cadavere dell'imprenditore titolare del colorificio “Colba” di Castenaso nella sua casa in via Val Quaderna. La mattina di quel giorno la figlia si era preoccupata per il mancato arrivo del padre presso l’azienda di famiglia e aveva chiesto al marito di andare a verificarne la presenza presso l’abitazione. Qui il genero aveva ritrovato il cadavere dell’uomo riverso sul pavimento.

FOCOLAI IN CASA, FERITE E OGGETTI BRUCIATI. La casa presentava alcuni focolai di incendio che avevano bruciato un divano ed altro mobilio, ma senza riuscire a far divampare fiamme tali da interessare tutta l’abitazione. Alcune stanze risultavano invase dal fumo, pavimenti e pareti erano annerite dalla fuliggine. Sin dal primo sopralluogo si evidenziava la presenza di numerose ferite d’arma da taglio sul corpo che attestavano l’efferatezza con cui un assassino si doveva essere accanito sulla vittima. Fondamentale per il successivo sviluppo delle indagini si è rilevato il tempestivo intervento sulla scena del delitto dei militari della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale Carabinieri che provvedevano a repertare tracce ematiche e dattiloscopiche dagli ambienti, nonché a rinvenire alcuni elementi illuminanti sul comportamento del responsabile dell’omicidio. Ad esempio esaminando i resti del divano carbonizzato riuscendo ad evidenziare quanto restava di una borsa e del telefono della vittima.

IL CADAVERE: FERITE SPARSE E UN'EMORRAGGIA CHE GLI HA FERMATO IL RESPIRO. I sopralluoghi lungo le possibili vie di fuga dell’assassino hanno permesso dopo breve tempo di ritrovare nei pressi di via Emilia l’autovettura del Chiarini che era stata asportata dal garage dell’abitazione. Il successivo esame autoptico sul cadavere ha poi confermato la ferocia dell’azione omicida documentando le numerose ferite inferte in particolare alla testa e al collo del Chiarini. Erano state prodotte lesioni sia alle vie respiratorie, sia alle strutture vascolari, determinando una massiva emorragia risultata letale. Gli accertamenti medico legali stabilivano che il decesso era avvenuto circa alle ore 20:00 della serata precedente. L’attività investigativa si sviluppava secondo gli schemi tradizionali da una parte attraverso l’acquisizione dei filmati dei sistemi di videosorveglianza che avrebbero potuto documentare l’arrivo e la fuga dell’assassino, dall’altra parte attraverso lo studio del circuito di contatti e frequentazioni della vittima.

UNA BREVE FUGA A RIMINI DOVE HA CAMBIATO LA SIM CARD. L’attivazione delle sue ricerche su tutto il territorio regionale, corroborate anche da attività tecniche, hanno infine consentito di rintracciarlo nel pomeriggio di ieri nei pressi della Stazione ferroviaria ove era di passaggio dopo essere rientrato da Rimini. Lì infatti si era rifugiato subito dopo l’omicidio con la scusa di essere alla ricerca di un lavoro.

GLI ELEMENTI CHE LO INCASTRANO. A suo carico erano stati raccolti concordanti indizi di responsabilità: la quantità di contatti telefonici con il Chiarini anche il giorno stesso dell’omicidio, la sua presenza in prossimità di Castel San Pietro Terme subito prima e dopo la commissione del delitto, l’irraggiungibilità della sua utenza telefonica proprio tra le ore 19 e 20 di quel giorno in considerazione che l’abitazione del Chiarini non è servita dalla rete radiotelefonica, la valutazione antropometrica sull’uomo visto allontanarsi dall’autovettura del Chiarini dopo averla abbandonata nei pressi della via Emilia, la presenza il giorno 4 gennaio di tagli sul palmo di alcune dita della sua mano destra per come testimoniato da alcuni suoi conoscenti e per come verificato anche dai militari operanti dopo il suo rintraccio. 

E IL MOVENTE? Il 25enne, dopo essere stato individuato e accompagnato in una caserma dei Carabinieri è stato sottoposto a interrogatorio dal P.M. procedente, ma non ha fornito alcuna spiegazione a giustificazione del quadro indiziario a suo carico, né ha fornito un alibi che lo possa scagionare dalle responsabilità attribuitegli. 

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