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Cronaca Pilastro / Via Larga

Sviluppi sull'efferato omicidio di via Larga, scattano nuovi arresti

Due indagati - che erano scappati all'estero - arrestati per la morte brutale di Kaled, 25enne tunisino seviziato e ucciso all’interno di un’area della Rete Ferroviaria Italiana

Nuovi sviluppi circa l'efferato omicidio consumatosi in via Larga la scorsa estate. Sono infatti stati eseguiti due nuovi arresti. Si tratta di due soggetti - scappati all'estero subito dopo il delitto - sulle cui tracce si muovevano gli inquirenti. Ora il cerchio si chiude. Il conto dei fermi per il fatto cruento sale così a cinque. 

 La fuga, il video, le chat: così gli inquirenti hanno incastrato il gruppo 

Gli altri tre arresti

La vittima è Kaled Maroufi, 25enne tunisino trovato cadavere lo scorso 12 luglio 2022 all’interno dello Scalo San Donato, un’area della Rete Ferroviaria Italiana. La macabra scoperta  avvenne durante un intervento dei Carabinieri del Nucleo Radiomobile. Le indagini dei militari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Bologna, portarono all’individuazione di tre tunisini, due 20enni e il 22enne ora finito in carcere, tutti senza fissa dimora: nel pomeriggio del 13 luglio 2022, vennero fermati alla Stazione Ferroviaria Internazionale di Ventimiglia, mentre si apprestavano a lasciare il territorio nazionale. I due 20enni finirono in galera mentre il 22enne fu rimesso in libertà.

A distanza di cinque mesi ulteriori indagini avevano consentito alla Procura di avanzare la richiesta di applicazione di misura cautelare nei confronti del 22enne che era tornato in libertà. Lette le motivazioni della richiesta, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bologna ha infatti firmato il provvedimento e il giovane è stato arrestato nel pomeriggio del 6 dicembre 2022 a Salsomaggiore Terme dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna, coadiuvati dai colleghi della locale Compagnia.  

Giovane senza vita trovato in via Larga

L'omicidio "con ferocia belluina"

Una chiamata al 112 aveva portato i carabinieri, il 12 luglio scorso, in via Larga. Ad allertarli sarebbe stata una donna, parlando di aver assistito ad un litigio e visto alcune persone con gli abiti sporchi di sangue. E' così che successivamente, recatisi sul luogo, i militari hanno scoperto il cadavere del 25enne.

Da subito apparve chiaro che si trattava di una morte violenta. Efferata come lasciavano supporre le ferite, tali e tante, da far pensare addirittura alla tortura: "Aveva le gambe legate con un lenzuolo, i polsi legati, e sul corpo tante ferite da arma da taglio e da corpo contundente, nessuna mortale" dettagliò il colonnello Rodolfo Santovito, comandante provinciale dei carabinieri. Circostanza che poi venne confermata anche dal Gip nell'ordinanza di fermo: "Gli indagati hanno dato prova di una ferocia belluina nei confronti della vittima, senza limitarsi a provocare le ferite mortali, ma infierendo contro di lei a lungo, in modo da farne scempio (…) Tali elementi escludono il dolo d'impeto e paiono piuttosto attestare un dolo ad alta intensità”.

La scena del delitto, analizzata dal nucleo investigativo e dalla scientifica per circa 12 ore, era quella dello stabile dismesso, dove la vittima, i presunti assassini e altre persone senza fissa dimora avevano trovato riparo. 

Acquisite le descrizioni e le testimonianze, i carabinieri avevano quindi dato il via all'analisi delle celle telefoniche che davano un giovane in veloce movimento verso Milano e Torino, poi verso la Liguria, dove, a Ventimiglia. Militari e Polfer locali, precedentemente allertati, avevano così identificato un cittadino tunisino , con un passato fatto di piccoli precedenti e di un accoltellamento in zona universitaria. 

Successivamente erano stati identificati, sempre a Ventimiglia, altri due cittadini tunisini, di 20 e 22 anni, anche loro con piccoli precedenti, così il magistrato aveva ha disposto il fermo nel carcere di Sanremo. Solo per due di loro l'arresto era stato convalidato, il terzo, il 22enne, era invece stato rimesso in libertà.

(La ricostruzione dell'indagine)

Ambiente degradato

Teatro del cruento assassinio è stato un edificio in disuso in via Larga. Lì vi sono vari caseggiati, già sede degli uffici delle ferrovie. Ambienti  ristretti che si prestano a "ospitare" disperati e persone senza fissa dimora. Questo il contesto che pare frequentassero tutti, vittima e indagati, che avevano diversi punti in comune: tutti cittadini tunisini con alle spalle piccoli precedenti, migranti irregolari, senza fissa dimora e probabilmente "dimoranti" nella costruzione abbandonata. 

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