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Cronaca

Sanità, vaccini a chi lavora in ospedale: 'Ogni anno 500mila pazienti infettati'

Chi lavora in reparti a rischio come pronto soccorso, centro trapianti o neonatologia dovrà vaccinarsi contro morbillo, parotite, rosolia e varicella

'Rischio biologico in ambiente sanitario. Linee di indirizzo per la prevenzione delle principali patologie trasmesse per via ematica e per via aerea, indicazioni per l’idoneità dell’operatore sanitario', in pratica chi lavora in reparti ad alto rischio come pronto soccorso, centro trapianti o neonatologia dovrà vaccinarsi contro morbillo, parotite, rosolia e varicella. I reparti considerati più a rischio sono Oncologia, Ematologia, Centro trapianti e dialisi, Neonatologia, Ostetricia, Pediatria, Malattie infettive, Rianimazione e Pronto soccorso. 

L'informatica è stata discussa ieri in commissione regionale Politiche per la salute, presieduta da Paolo Zoffoli. In Italia ogni anno 500mila pazienti sviluppano un'infezione collegata all'assistenza ospedaliera e circa 2mila decessi sono direttamente riconducibili a questo tipo di problema, quindi "la distinzione tra infezione nosocomiale (da paziente infetto a paziente e da ambiente a paziente) - si legge nel documento -, infezione occupazionale (da paziente infetto a operatore) e da operatore infetto a paziente altro non sia che una settorializzazione di un problema generale che per trovare soluzione deve essere affrontato nella sua globalità".

Per questo "le vaccinazioni negli operatori sanitari hanno una triplice valenza di sanità pubblica: proteggono l’utente del servizio sanitario che, proprio in quanto tale, si trova il più delle volte in una condizione di maggiore suscettibilità alle infezioni; proteggono l’operatore sanitario che, per motivi professionali, è maggiormente esposto al contagio; tutelano il servizio sanitario che, in situazioni epidemiche, potrebbe fronteggiare una carenza acuta di personale".

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