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In via dell'Arcoveggio una nuova casa del pugilato: "La nostra idea di inclusione contro l'emarginazione" | VIDEO

Siamo andati nella sede del Centro Sportivo Pugilistica Navile. L'inaugurazione il 5 febbraio

L'inaugurazione ufficiale è in programma per sabato 5 febbraio, ma in via dell'Arcoveggio 74/7 la porta della Pugilistica Navile è già aperta: dal 10 gennaio la nuova palestra di boxe accoglie amatori, agonisti e soprattutto giovani a rischio di emarginazione sociale, come i ragazzi stranieri non accompagnati che tre volte a settimana partecipano al corso pensato proprio per loro. 

L'idea infatti è proprio quella di creare una palestra popolare ed inclusiva, sempre aperta, con l'ambizione di farla diventare un punto di riferimento per chi vive il quartiere, e non solo. Sempre con il ring al centro, con diversi corsi (tra cui uno dedicato a genitori-figli) e una palestra di functional training per l'allenamento, intorno, socialità ed eventi culturali come proiezioni e presentazioni di libri.

"Vogliamo creare una casa della cultura pugilistica e dell’educazione sportiva che sia accogliente e inclusiva. Sebbene nel nostro paese il pugilato sia spesso erroneamente ed esclusivamente identificato come una pratica dannosa, nel resto del mondo si ritrova ad essere lo sport più raccontato dal cinema e dalla letteratura, proprio per i valori di sacrificio, rispetto e riscatto sociale che hanno reso leggendarie le imprese di tanti eroi di questo sport, e che sono imprescindibilmente parte della vita e del carattere del pugile". Per sostenere il progetto è attiva una raccolta fondi. L'obiettivo è arrivare a 12mila euro: sono già stati donati oltre 9mila euro.

L’Associazione Sportiva Dilettantistica Pugilistica Navile

Il progetto nasce dalla passione e la professionalità di un team di esperti del settore sportivo ed educativo che da molti anni lavorano a contatto con le realtà riconosciute del territorio bolognese a favore di progetti di inclusione sociale rivolti a soggetti minorenni che vertono in importanti situazioni di povertà sociale, educativa, economica e/o caratterizzati da profili di forte fragilità. Attraverso la pratica sportiva e la connessione con le realtà territoriali sono ormai molti anni che lavoriamo nei quartieri periferici della città portando, attraverso la pratica del pugilato, un modello differente di educazione, sport e integrazione.

Negli ultimi anni abbiamo avuto anche la fortuna di collaborare e realizzare scambi con alcune delle migliori realtà internazionali di recupero sociale attraverso la pratica del pugilato (Brasile, Cuba, Inghilterra, Spagna). Ora questi progetti, oltre che continuare a vivere nel territorio, possono finalmente avere una casa alla quale appoggiarsi e dove poter crescere. Il nostro obiettivo principale è quello di essere riconosciuti come un presidio sportivo e sociale di prossimità per la città. In questo modo vogliamo ampliare l’offerta educativa proposta e strutturare così interventi maggiormente specifici e capaci di rispondere ai bisogni di una società in costante evoluzione. 

La Pugilistica Navile si propone di accedere a progetti nuovi o già in corso adottando metodologie che in passato si sono dimostrate vincenti in chiave di intervento e recupero sociale. Tali progetti saranno rivolti a ragazzi e ragazze in età adolescenziale e preadolescenziale che per diverse ragioni si ritrovano a vivere situazioni di difficoltà, degrado, devianza e bullismo. Questi laboratori sono realizzati in collaborazione coi servizi sociali territoriali (spesso su loro mandato educativo) per rispondere ai bisogni riportati dalle analisi sociologiche degli educatori che operano in città; dopo anni di lavoro sul campo è oramai consolidata e ritenuta fondamentale la collaborazione fra le realtà sportive, i quartieri e il comune, e più nello specifico con le realtà sociali e di associazionismo che operano nelle strade e nelle scuole.

Per le caratteristiche dei soggetti coinvolti, è sempre più evidente che interventi di questo tipo debbano essere coordinati e realizzati da persone qualificate e competenti in entrambi i campi, sportivo ed educativo. Solo con tanta passione e professionalità si può fare la differenza.  L’insegnamento del pugilato grazie all’intrinseco valore dei suoi gesti e allo spirito di comunanza, alla lealtà e all’impegno che esso richiede, si presta come una disciplina eccellente in grado di innescare in modo spontaneo sani meccanismi di interazione che portano il giovane ad imparare quale sia il giusto modo di rapportarsi con l’altro e a riconoscere e controllare i fenomeni di aggressività.

Le finalità di tali progetti non si esauriscono solo nel far conoscere, apprezzare e avvicinare i minori intercettati alla disciplina del pugilato. È tanto importante dare loro l’opportunità di ottenere attraverso le sedute di allenamento un notevole miglioramento delle capacità psico-motorie quanto lavorare sulla costruzione della propria personalità. L’idea alla base di questi progetti, infatti, è quella di sviluppare i seguenti aspetti:

- Rischio: la boxe si basa su un complesso equilibrio di movimenti. In questi contesti si insegna ai ragazzi a controllare il proprio corpo, a proteggersi e a ponderare i rischi connessi alla scelta di un movimento da compiere.  Questo tipo di prassi, si è dimostrata eccellente nel raggiungere risultati in termini di sviluppo e abitudine ad un naturale autocontrollo; 

- Regole: rispetto e accettazione delle regole (i ragazzi devono aderire alle regole dei laboratori e a tutte quelle regole imposte dalla disciplina sportiva della boxe) e dei valori sportivi ed umani trasmessi attraverso la passione per il pugilato; 

- Riconoscimento della figura dell’adulto: avviene attraverso l’individuazione di una figura (istruttore o tutor) che rappresenta l’adulto di riferimento. I giovani imparano a confrontarsi con questa figura;  

- Rispetto di sé e dell’altro: un importante aspetto da coltivare è, da una parte, quello del miglioramento e del consolidamento dell’autostima; dall’altra, quello del miglioramento del rapporto e delle relazioni con i pari;

- Costanza nelle relazioni e negli impegni: si cerca di far appassionare i giovani, di creare un ambiente accogliente e tranquillo e di rafforzare le loro potenzialità in modo da permettergli di seguire il laboratorio con la dovuta partecipazione e costanza;

- Incapacità di esprimere verbalmente i loro vissuti emotivi: si offre ai ragazzi un allenamento funzionale alla catarsi e alla scarica corporea delle emozioni, nonché strumenti funzionali al controllo delle capacità emozionali;

- S-valorizzazione della propria immagine e rafforzamento dello stereotipo negativo: i ragazzi hanno la possibilità di ritagliarsi un ruolo all’interno del laboratorio diverso da uno stereotipo subìto, avranno così la possibilità di costruire attivamente e positivamente un’immagine alternativa di sé;  

- Interazione col nucleo familiare: essere un presidio sportivo di prossimità permette di stabilire una connessione funzionale anche con le famiglie dei ragazzi ed essere inquadrati come un intermediario sociale nel territorio che sia affidabile, valido e competente, in poche parole essere noi stessi un supporto e ulteriore punto di riferimento.  

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