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Cronaca Centro Storico / Via San Carlo

Minacce ad attivista gay dell'associazione LGBT 'Plus''

La storia arriva dal Portogallo, ma la vittima è un ragazzo che vive a Bologna ed è attivista di associazioni LGBT 'Plus' con sede in via San Carlo

Questa volta la stroria di omofobia arriva dal Portogallo, ma la vittima è Paolo Gorgoni, un ragazzo gay che vive a Bologna ed è attivista di associazioni LGBT 'Plus' con sede in via San Carlo. 

Tutto è nato quando si è un gruppo Facebook che si chiama “Italiani che vivono a Lisbona (quelli cattivi)”, dove Paolo ha vissuto per qualche tempo, per trovare, riferisce, annunci di case in affitto e cose del genere. Nel curiosare tra i post e i commenti ha letto: “I portoghesi vincerebbero gli europei se solo Frocialdo la smettesse di andare ai gay pride“, e a seguire una gran sfilza di commenti omofobi.

A quel punto è intervenuto, prima di tutto segnalando il post a Facebook, ma anche scrivendo sulla bacheca del gruppo, avvisando di aver segnalato gli odiosi commenti. Prima è stato eliminato dal gruppo, paolo gorgoni 2-2-2ma, ancor peggio, ha iniziato a ricevere messaggi in posta privata. Lo stesso autore del post contro “Frocialdo” (tra l’altro pare sia un ricercatore e giornalista) gli ha scritto “fo***ti brutta ch**ca di me**a” e, subito dopo, un altro utente ha proseguito con offese più pesanti.

Da quel momento in poi gli utenti della pagina Facebook hanno iniziato a scrivere senza che Paolo potesse vedere i post pubblicati, anche se altri suoi amici erano rimasti nel gruppo e quindi gli hanno mandato gli screenshot: minacce di morte, di tortura, foto di Paolo messe accanto a immagini di gente impiccata, calunnie, insulti e intimidazioni molto aggressive (“tanto vive a Lisbona, prima o poi lo becchiamo in giro e gli rompiamo il culo” e simili). Paolo si è recato allora alla polizia a denunciare l’accaduto ma si è sentito dire: “sai quante ne sentiamo? sta’ tranquillo, non avere paura, non ti fanno nulla, il caso sarà probabilmente archiviato nel giro di venti giorni, a meno che una commissione specifica non ritenga opportuno aprire un’indagine”. Esattamente come nel 2009, ci scrive Paolo, quando sempre a Lisbona, sporse denuncia per essere stato pestato per strada con una spranga di ferro. Anche se la parola “omofobia”, sottolinea Paolo, non comparve nei verbali.


Paolo chiede ora che l’indagine a carico di chi l’ha minacciato e insultato venga aperta e che si parli della sua situazione anche qua, in Italia, visto che le persone che lo minacciano sono italiani e quindi tutto questo ci riguarda assai da vicino. Tra l’altro, alcuni amici di Paolo, iscritti alla stessa università presso la quale lavorerebbe la persona che ha dato il via a questa catena di insulti, hanno scritto al rettore denunciando l’accaduto.

"Come sempre - si legge sul blog gay.it - è importante che si sappia e se ne parli, anche per proteggere Paolo e per spingere le forze dell’ordine a intervenire."

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