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Cronaca

Altri 45 giorni di carcere per Patrick Zaki, il giudice prolunga la detenzione: "Decisione atroce"

Patrick è in carcere da oltre 5 mesi, da quando il 7 febbraio scorso venne arrestato al suo arrivo al Il Cairo

"Rinnovo della detenzione preventiva per 45 giorni. Una decisione assurda, atroce, arbitraria e crudele". Così Amnesty Internationale e gli attivisti vicini a Patrick Zaki hanno reso nota la decisione del giudice egiziano. 

Per la vicepresidente della Regione Elly Schlein si tratta di "uno schiaffo ai diritti umani. Un’ingiustizia nei confronti di un ragazzo detenuto ormai da mesi senza processo. Una decisione grave che il nostro governo non può tollerare in silenzio. Facciamoci sentire".

"Il rinnovo della detenzione in carcere per altri 45 giorni rappresenta una scelta grave ed inaccettabile delle autorità egiziane. Una decisione inumana che colpisce un giovane detenuto senza processo e senza alcuna garanzia, per il proprio impegno per i diritti umani. Una scelta che rappresenta anche uno sfregio all'Italia come per il caso Regeni, perchè Zaki studia all'Università di Bologna e le nostre autorità si erano impegnate con forza nel suo caso. Auspico a maggior ragione un ulteriore impegno del governo Italiano, per chiedere la liberazione di Zaky ed il rispetto dei suoi diritti umani e della sua incolumita'". Così Andrea De Maria, deputato del Partito democratico e segretario di Presidenza della Camera.

Patrick è in carcere da oltre 5 mesi, da quando il 7 febbraio scorso venne arrestato al suo arrivo al Il Cairo. Il 4 luglio alla famiglia era arrivata una sua lettera datata 21 giugno: "Sto bene. Amici di lavoro e dell'Università di Bologna, mi mancate tanto".

La presidente dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, Emma Petitti, che segue da vicino la vicenda dichiara: "Da mesi si sta ripetendo il solito film: uno snervante prolungamento della detenzione del giovane, che procede a ritmo di poche settimane alla volta, e che sembra mirare all’obiettivo di gettare nel dimenticatoio la sua storia. E' necessario fare ogni sforzo possibile per scongiurare questa eventualità, che sarebbe gravissima, non solo nei confronti di Zaki, ma di tutti i ragazzi e le ragazze ingiustamente privati della loro libertà per le loro idee e opinioni. Se così dovesse essere, sarebbe un fallimento collettivo delle istituzioni che non possono chiudere gli occhi. Dobbiamo continuare a insistere nel chiedere la sua scarcerazione e a mantenere alta l’attenzione sul caso".

"Il Comune di Bologna e il rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini- prosegue Emma Petitti- sin dalle prime battute si sono impegnati in questa direzione e hanno lanciato messaggi per far sì che questa vicenda non finisca nell'oblio. Da ultimo ricordo la seduta del consiglio comunale in cui è stata conferita la cittadinanza onoraria di Bologna a Patrick. Due mesi fa, inoltre, in qualità di Presidente dell’Assemblea Legislativa regionale, avevo inviato una lettera all’ambasciatore italiano in Egitto per avere aggiornamenti sulle condizioni di salute del ragazzo e chiedere che venisse scarcerato in tempi rapidi. Non è possibile che un giovane sia in prigione da ormai sei mesi per il suo attivismo politico e sostegno ai diritti Lgbt, in barba a qualsiasi principio democratico. La sua sete di conoscenza non può essere motivo di tanto dolore. E’ necessario che le istituzioni, a tutti i livelli, compiano ogni passo possibile per ottenere giustizia, attraverso un’azione audace e sinergica. Un sistema civile e democratico non può accettare quello che sta accadendo".

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