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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Patrick Zaki, un anno di libertà: "Fuori dal recinto, ma non posso viaggiare nè studiare"

Sui social la sua dolorosa esperienza e la felicità per l'uscita dal carcere, esattamente 12 mesi fa: dichiarazione al suo amore, alla sua famiglie e gratitudine per chi lo ha sostenuto

E' passato un anno dalla liberazione di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'Alma Mater e arrestato a febbraio del 2020 all'arrivo all’aeroporto de Il Cairo.

"Un anno intero di libertà. Dal camminare liberamente per le strade del Cairo di notte, stare nei suoi caffè ... " ha scritto Patrick sui social sottolineando però di provare ancora dolore per la sua esperienza passata. Un pensiero particolare va al suo amore che "tollera tutti i miei sbalzi d'umore e che ha coraggiosamente scelto di essere sempre al mio fianco". Patrick è grato anche di aver potuto trascorrere questi 12 mesi con la sua famiglia "che ha sopportato quasi due anni di ansia e dolore per la situazione del figlio e il calvario delle visite settimanali". 

"Fuori dal recinto", ma tante incertezze

"Ora fuori dal recinto" ma tante sono le incertezze "mi è vietato viaggiare e poter continuare gli studi. Penso che l'uscita di una persona dall'esperienza del carcere sia come un nuovo certificato di nascita, una storia che non si può dimenticare, il giorno in cui l'anima ritorna nel corpo, il giorno in cui pensi che le tue ali che ti erano state tagliate e tolte siano ritornate e puoi  volare di nuovo" continua Patrick "Lo scrittore e amico defunto Mohamed Abu Ghait dice godetevi i giorni normali, quando ho letto quella frase, non l'ho capita". 

"In quest'anno voglio godermi ogni momento come se fosse l'ultimo - e conclude - Sono molto grato per questo e grato a tutti coloro che mi hanno circondato di tanto amore e cura e per tutti gli sforzi fatti per cancellare i giorni difficili". 

La situazione processuale

Un iter fatto di udienze e rinvii. L'ultima a fine novembre con posticipo "al 28 febbraio per completare tutte le pratiche relative all'appello". Da quasi tre anni quindi attende di conoscere l'esito delle accuse per diffusione di false notizie in patria e all'estero per via di un articolo pubblicato nel 2018 in cui denunciava le violenze contro la minoranza copta nel Paese. Si tratta di capi d'accusa che rientrano nei reati contro la Sicurezza dello Stato e, se confermati, potrebbero costargli una condanna fino a 5 anni di reclusione.

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