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Cronaca

Documenti falsi per ottenere permessi di soggiorno: affare da 10mln di euro, banda al palo

Smantellato gruppo criminale, composto da pakistani ed italiani, che avrebbe favorito l'ingresso e il soggiorno irregolare sul territorio di centinaia di stranieri, riuscendo nel tempo a lucrare fino a 10 milioni di euro

Procuravano documenti falsi a 'bisognosi' pakistani alla ricerca disperata di un permesso di soggiorno italiano. Questa l'attività a cui era dedito un gruppo criminale cui la Polizia di Stato è risalita attraverso un'articolata indagine. Proprio in queste ore la Polizia di Piacenza sta eseguendo 3 ordinanze di custodia cautelare e procedendo a 47 perquisizioni domiciliari con contestuali  informazioni di garanzia -  emesse dalla D.D.A. di Bologna - nei confronti di alcuni soggetti, ritenuti coinvolti nel giro illecito.

L'indagine è stata eseguita dalla Squadra Mobile di Piacenza in collaborazione con le Questure di Lodi, Brescia, Verona, Mantova, Prato, Rieti, Potenza e Foggia e coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. Allo scoperto l'organizzazione, che sarebbe composta da cittadini pakistani e italiani che, producendo documentazione attestante fittizi rapporti di lavoro in cambio di somme di denaro, ha favorito, tra il 2010 e il 2012, l'ingresso e il soggiorno irregolare sul territorio nazionale di centinaia di stranieri provenienti prevalentemente dal Pakistan, riuscendo nel tempo a lucrare fino a 10 milioni di euro sfruttando gli stessi immigrati.

Nel corso delle indagini sono state sequestrate un'attività commerciale e un'autovettura intestate ad un cittadino pakistano ritenuto tra i principali promotori dell'associazione. Si tratta di M.N.A, residente a Piacenza, mente ed anima dell’associazione, ideatore del meccanismo con il quale, con falsa documentazione, si conseguiva il rilascio di permessi di soggiorno, contabile del denaro acquisito dagli immigrati pakistani, regista dello smistamento dello stesso fra i vari attori del sistema.

SISTEMA ASSAI ARTICOLATO. “GOOD NEWS”: questo il nome dell'operazione di Polizia, che deriva dalla frase con cui venivano avvisati i migranti dell'arrivo dei loro permessi illeciti. Nei provvedimenti spiccati nella giornata odierna sono stati configurati, nei confronti degli indagati, a vario titolo, reati di associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione e del soggiorno irregolari sul territorio nazionale, aggravati dal carattere transnazionale del sodalizio criminoso.

Ognuno degli associati all'organizzazione avrebbe avuto un ruolo ben preciso.  C'era un gruppo pakistano composto da procacciatori nella terra madre di nuovi bisognosi da reclutare a cui estorcere circa 13/18.000 euro per sviluppare le pratiche dirette al raggiungimento del permesso di soggiorno.
A questi si affiancava un gruppo (nella zona di Potenza) di datori di lavoro italiani compiacenti che, dietro lauto compenso, firmavano richieste di assunzione senza alcun seguito per garantire il Nulla Osta al rilascio del permesso di soggiorno.
Poi c'erano degli "intermediari italiani con il compito di rintracciare gli imprenditori compiacenti e un funzionario italiano dell’ambasciata in Pakistan (Islamabad) che dietro pagamento in denaro (almeno una volta consegnato direttamente alla moglie, anche lei indagata) con il ruolo di predisporre parte della menzionata documentazione, al fine di consentire agli stranieri di ottenere il visto d’ingresso in Italia. Infine c'erano degli altri soggetti che fungevano da intermediatori e che si occupavano di trasferire la grossa mole di denaro attraverso il così detto metodo Hawala, incentrato sulla “parola” delle parti interessate. 
 

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