"Si è avvelentata per salvarsi dagli abusi": così la 22enne è riuscita a fuggire alla famiglia aguzzina | VIDEO
La ricostruzione shock della vice-questore aggiunto della Mobile Elena Jolanda Ceria sugli abusi subiti da una 22enne di origini serbe, circuita sui social e poi fatta venire in Italia con la promessa delle nozze, ma in realtà lo scopo di indurla alla prostituzione e all'accattonaggio. La Mobile ha arrestato una intera famiglia
Dimagrita 30 Kg in quindici giorni, si è dovuta avvelenare per sfuggire ai suoi aguzzini. C'è voluto coraggio alla ragazza 22enne cittadina serba per mettere fine alla spirale di sequestro, sfruttamento, botte e privazioni, che ha subito per una quindicina di giorni da parte di una famiglia di una casa popolare di Pianoro vecchio, oggi arrestata dalla squadra Mobile.
Le accuse contestate sono di sequestro di persona e riduzione in schiavitù, con l'aggravante dell'induzione allo sfruttamento dell'accattonaggio e della prostituzione. L'ordinanza con gli arresti è stata disposta dal Gip Domenico Truppa su richiesta del pm Roberto Ceroni, mentre gli arresti e le indagini sono stati sviluppati ed eseguiti dalla squadra mobile della polizia di Bologna.
In carcere sono finiti madre, e i due figli più grandi di lei, tutti provenienti dal Kosovo e il compagno, cittadino rumeno, rispettivamente: F.B., 37 anni, R.M. 22 anni, M.M. 19 anni, e C.M. 36 anni. Altri due bambini, figli della coppia, sono stati portarti in una comunità per minori.
Convinta con l'inganno a venire in Italia, poi la segregazione
E' la vice questore aggiunto Elena Jolanda Ceria a ricostruire la dinamica di quanto emerso e contestato alla famiglia. "Si parla di una vera e propria segregazione, perché la ragazza è stata fatta arrivare in Italia con la promessa di sposarsi. Questo nucleo familiare in realtà aveva ben chiara la volontà di convincerla sia a prostituirsi e poi all'accattonaggio".
Tutto è cominciato lo scorso gennaio, quando la giovane vittima, ha incontrato il figlio di 19 anni, sui social e se ne invaghisce, al punto di lasciare la serbia per andare con lui. La famiglia del ragazzo, intanto aveva promesso di pagarle il viaggio, sebbene i genitori di lei, in un contesto familiare molto povero, fossero contrari alla trasferta.
Non appena però la 22enne ha messo piede in Italia, le è stato sequestrato il cellulare e spezzata la Sim, oltre al sequestro del passaporto e l'impossibilità di uscire di casa e nemmeno di andare in bagno se non guardata a vista. Presto la realtà è diventata un'altra, fatta di privazioni e lavoro. Come le pulizie di casa, imposte dalla 36enne alla futura nuora come 'messa in prova' per la famiglia, ma anche al razionamento dei viveri per la donna: massimo un pasto al giorno e sei sigarette.
Un pasto al giorno e il telefono rotto: per fuggire, si avvelena
Ben presto la 22enne ha iniziato a dimagrire, mentre subiva pressioni sempre più forti perché iniziasse a chiedere l'elemosina e vendere il proprio corpo, anche alla luce del fatto che i 400 Euro per il viaggio si erano trasformati in un debito da sanare.
"Disperata -ha proseguito la ricostruzione la dirigente della Mobile- la ragazza ha pensato ad un certo punto di ingerire una sostanza" per farsi ricoverare e sfuggire alla prigionia. Chiamato il 118 e la giovane condotta al Pronto soccorso, è lì che ha parlato e ha consentito quindi alla polizia di iniziare le indagini. Le quali hanno confermato completamente la versione della ragazza, ma non solo.
"Addirittura -conclude Ceria- la situazione per gli arrestati è aggravata dal fatto che sono state registrate anche delle minacce dei tentativi di ritorsione in Serbia, alla famiglia di origine della ragazza", per il suo continuo rifiuto di intraprendere l'attività di meretricio. Ora tutta la famiglia è in carcere, a disposizione dell'autorità giudiziaria.