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Retata al Pilastro, mamma Caterina: "Dopo la citofonata Salvini inferno per la nostra famiglia" | VIDEO

Incontro tra alcuni abitanti del rione e Potere al Popolo dopo gli esiti della maxi oepazione anti droga nel quartiere: “Qui costretti a delinquere, mancano possibilità alternative”

Potere al Popolo risponde in modo deciso: la rappresentanza, guidata dalla consigliera del quartiere San Donato-San Vitale Francesca Fortuzzi, si è schierata compatta dopo la retata che ha colpito il Pilastro lo scorso giovedì. Una ventina di persone fermate dopo due anni di indagini tra loro anche la famiglia protagonista dell’ormai nota citofonata dell’ex ministro Matteo Salvini. “Una famiglia costretta a delinquere – commenta Fortuzzi – dopo il circo mediatico scatenatosi su di loro. Nonostante sia tutto ancora incerto e da verificare, è diventata ormai una consuetudine quella di inaugurare passerelle elettorali gettando fango su persone povere ed immigrati. La tentazione di andare a suonare a certi citofoni ora è forte anche per noi. Ancora una volta la famiglia  , dopo la citofonata di Salvini durante la campagna elettorale del 2020, subisce l’ennesimo tiro al piattello sulla pelle di chi è più fragile. C’è un’enorme confusione tra giustizia e circo mediatico. La nuova retata sul quartiere acuisce le fragilità sociali già presenti e già vessate in ogni modo. Abbiamo bisogno di progetti di benessere sociali realmente risolutivi, non di politiche securitarie già dimostratesi inefficaci”. 

Parla mamma Caterina: Dopo citofonata Salvini inferno per la mia famiglia

Fortuzzi ha inoltre denunciato le gravi difficoltà subite dalla famiglia coinvolta nella famosa 'citofonata' di Salvini: i genitori Yaya, il ragazzo che rispose al citofono - sono malati. Il padre ha perso il lavoro senza più riuscire a trovarne un altro e il figlio  – ora ai domiciliari – ha dovuto lasciare la scuola per poterli aiutare. Una famiglia che oggi appare in frantumi, come ammesso dalla stessa Caterina, mamma di Yaya, presente all’incontro svoltosi in piazza Lipparini al Pilastro oggi.

“Da quella citofonata la nostra vita è stata massacrata. Mio marito ha perso il lavoro e nessuno lo riassume più; io ho avuto un infarto e mi sono ammalata di una grave forma di diabete. Mio figlio Yaya è stato costretto a troncare la sua carriera calcistica e a lasciare gli studi, mia figlia  è costretta ad assistermi perché sono gravemente malata e fortemente ipovedente. La mia famiglia è stata dato in pasto allo sciacallaggio mediatico e politico. La povertà in cui ci hanno ridotti ci ha costretti a sbagliare e questo è il motivo per cui siamo diventati bersagli dell’Acer”. L’ente, infatti, avrebbe predisposto la cessazione del contratto di locazione per l’abitazione della famiglia, sfruttando una clausola -secondo quanto riferito da Fortuzzi – che si attiva nel momento in cui l’intestatario del contratto commette un reato all’interno dell’appartamento locato.  

Il Pilastro: “Quartiere pericoloso? No, ma mancano le risorse”

Gli attacchi all’amministrazione comunale sono arrivati da tutte le parti presenti all’incontro odierno: Potere al Popolo, USB e cittadini. Non un quartiere pericoloso, come sostengono diversi residenti, ma un luogo in cui “privazione dei diritti e problemi sociali sono all’ordine del giorno. Qui, come in altri quartieri – attacca Federico Fornasari di Asia-USB – il diritto alla casa è negato costantemente".

"Dove era l’attenzione del Comune - prosegue Fornasari - quando difendevamo decine di sfratti in questi palazzi? Le forze dell’ordine erano pronte a sbattere in strada famiglie con bambini e persone malate. Il comune e i servizi sociali non c’erano mai. In questo quartiere ci sono problemi sociali e di privazione di diritti, non di spaccio o malavita. Questi quartieri sono abbandonati, il Comune si ricorda di noi solo quando deve essere criminalizzato. Noi crediamo in una forma di aggregazione popolare e anche il comune deve credere in questo, non fare a gara con Salvini a cui è più attento all’ordine pubblico. Prima di tutto bisogna creare alternative come scuole pubbliche e luoghi di aggregazione”.

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