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Cronaca

Criminalità pakistana dietro le pizzerie da asporto: garzoni pagati 15 euro per 12 ore di lavoro

Tra i 10 e 13mila euro per entrare in Italia con visto turistico e farsi sfruttare: sette stranieri arrestati, otto italiani indagati e 12 pizzerie nel mirino

"International pizza travel", questo il nome dell'operazione che ha scoperto un giro losco di alcune pizzerie d'asporto gestite da cittadini pakistani, accusati di associazione a delinquere e immigrazione clandestina.

Il 23 luglio la Squadra Mobile di Bologna, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Foggia, Salerno e Modena, nonché di personale della locale Guardia di Finanza e della Polizia Municipale ha dato esecuzione nelle città di Bologna, Battipaglia (SA), Modena e in alcuni paesi del foggiano a 7 decreti di fermo emessi dal PM Enrico Cieri nell’ambito del p.p. 3939/13 R.G.N.R. mod. 21 - DDA Bologna (Operazione International Pizza Travel), nonché a 18 decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti cittadini pakistani, marocchini e italiani, resisi responsabili dei reati di associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità del reato e finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Lo comunica la questura di Bologna, spiegando che si tratta "Di una vera e propria organizzazione criminale pakistana, strutturata, che faceva giungere in Italia decine di connazionali, di cui poi sfruttava il lavoro in una dozzina di pizzerie d’asporto, alcune già sottoposte a chiusura".

SFRUTTAMENTO. Una paga di 15 euro per 12 ore lavoro, a volte tutte 'in nero', spesso fatte tramite un'assunzione fasulla: di solito garzonI per pizzerie da asporto che faticavano tutto il giorno. A scoprire il giro di sfruttamento è stata un'indagine della Squadra Mobile di Bologna, in collaborazione con la Guardia di Finanza e la polizia Municipale e sotto la direzione della Dda (Pm Enrico Cieri) della Procura del capoluogo emiliano.

Sette dunque gli arrestati, sei pakistani e un marocchino. Indagati otto italiani, tra cui un commercialista di Bologna. L'operazione ha stroncato quella che viene definita una vera organizzazione criminale, in mano a un gruppo di pakistani, quasi tutti imparentati fra loro. La base era a Bologna ma c'erano ramificazioni a Modena, nel Foggiano, nel Salernitano, oltre al Pakistan dove erano reclutati i connazionali da sfruttare.

SOLDI REINVESTITI IN PAKISTAN. Sulle 12 pizzerie di Bologna sono in corso accertamenti anche di natura tributaria da parte della Finanza, che ha inoltrato richieste per farle chiudere, tramite sospensione della licenza. Pare che la maggior parte dei proventi dell'attività illecita venisse reinvestita in Pakistan, per costruire case e anche scuole private dove uno di loro, che si faceva chiamare 'il professore', lavorava come insegnante.

VISTO A PAGAMENTO. Questi ultimi avrebbero pagato cifre tra i 10 e 13mila euro per farsi portare in Italia, di solito con un visto turistico. Poi venivano alloggiati in tre appartamenti (nelle vie Carracci, Ferrarese, del Lavoro), dove pagavano circa 150 euro al mese per una stanza, e fatti lavorare, in nero o con assunzioni fittizie, con la promessa di fare ottenere il permesso di soggiorno, che non sempre arrivava. Il lavoro era fare le pulizie o le consegne per le 12 pizzerie da asporto che l'organizzazione gestisce a Bologna, fra il centro e la periferia. Qualcuno veniva spedito a Modena, dove c'era una ditta di pulizie compiacente, gestita da un italiano, oppure in Puglia e in Campania, a fare i braccianti agricoli, sempre sottopagati, presso altri imprenditori compiacenti.

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