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Lavoro, Poletti a studenti: "Portare il curriculum? Meglio il calcetto"

Singolare risposta del Ministro del lavoro Giuliano Poletti ad alcuni studenti dell'Istituto commerciale Manfredi-Tanari, che gli rivolgevano domande sul progetto di alternanza scuola-lavoro

"Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum". Parola di Giuliano Poletti, il ministro del Lavoro che oggi ha incontrato gli studenti dell'istituto Manfredi Tanari di BOLOGNA. In circa un'ora e mezza di colloquio, Poletti ha risposto 'senza rete' alle domande degli studenti sull'alternanza scuola-lavoro. Anche dando suggerimenti pratici ai ragazzi. Sulle possibilita' di impiego a BOLOGNA il ministro ha avuto parole incoraggianti.

Quella bolognese una "realtà con una grande presenza di imprese. Questo è un territorio dove non si fa solo un mestiere", sottolinea. Poi, sfiorando il tema del turismo: "Bologna è cambiata molto. All'orizzonte ci sono cose interessanti, penso a Fico. Ha attrattori che possono diventare meccanismi importanti". In Emilia-Romagna "abbiamo gente che viene da tutto il mondo per vedere la Ducati, la Lamborghini, la Maserati e la Ferrari". Poletti ha spiegato di prediligere gli incontri di questo tipo per farsi un'idea più completa dell'efficiacia delle misure prese a Roma, e si è soffermato anche sulle difficoltà affrontate dagli studenti durante le loro esperienze lavorative in orario scolastico.

Ad esempio a chi ha vissuto in maniera non felicissima gli stage perché finito a fare operazioni manuali ripetitive il ministro fa notare che "se vai in un bar ti fanno fare un caffè". Ma soprattutto, le esperienze compiute fuori dalle mura della scuola non sempre danno risultati palesi e immediate. "Intando vedi un mondo", fa notare il ministro.

Poi, sul Jobs act, rivendica: "Le regole non hanno mai creato posti di lavoro. Possono rendere l'ambiente più semplice e interessante. Mi dicono che mi occupo troppo delle aziende, ma è perché ho studiato che i posti di lavoro li creano le imprese". Ebbene, "le regole che abbiamo fatto sul mondo del lavoro hanno questa logica". E poi, tornando sull'alternanza scuola-lavoro:

"Bisogna voler vene alle imprese. Io voglio molto bene alle imprese italiane che rispettano la legge", sottolinea. Quindi, se qualcosa non funziona nello stage, "avete un primo interlocutore nella vostra scuola. Poi ci sono i nostri strumenti, a cominciare dagli ispettori del lavoro". Quando uno studente lo interpella su possibili stage estivi anziché durante l'anno scolastico, Poletti ricorda di aver preso la "mia dose di schiaffi per aver detto che d'estate si poteva anche lavorare. Mi hanno detto che volevo cancellare le vacanze, invece bisognerebbe ascoltare quello che uno dice. È un atto di libertà e responsabilità che è giusto costruire".

Poletti ha rivelato anche l'ambizione di unire l'esperienza lavorativa degli artigiani e le competenze informatiche dei più giovani, in una ideale passaggio del testimone generazionale. In Emilia-Romagna ci sono "tante piccole e piccolissime imprese gestite da persona di età medio alta che non hanno futuro perché magari non hanno un figlio che voglia proseguire". E allora si può pensare di incoraggiare stage in queste realtà, "perché può accadere che un artigiano di digitalizzazione non sappia un fico". (Dire)

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