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Cronaca

Tagli Sant'Orsola, esultano i sindacati: "Solo 88 posti a fronte dei 400"

Lo comunicano i sindacati Nursind e Cimo

Il Policlinico S. Orsola- Malpighi trasferirà 88 posti letto, non più 400. Dopo numerosi incontri e mesi di lotta da parte dei sindacati NurSind (Sindacato delle professioni infermieristiche) e CIMO (Sindacato dei Medici), la scorsa settimana è arrivata la buona notizia.

Già da fine maggio le due sigle sindacali avevano preso una posizione netta di contrasto in merito al trasferimento in altre strutture pubbliche e private del territorio della Città Metropolitana di Bologna di numerosi posti letto e servizi ospedalieri del Policlinico S. Orsola – Malpighi, dovuto alle nuove norme relative al contenimento del Covid-19. Le motivazioni del trasferimento, rilevavano i sindacati, non sembrano condivisibili, vista la presenza di numerose aree vuote nella struttura ospedaliera che potevano essere utilizzate per garantire adeguate distanze di sicurezza nei reparti, nel rispetto dei protocolli Covid-19.

"Grazie alla nostra attività si è evitato il peggio, ma c’è ancora molto da fare per evitare che una struttura importante per la sua posizione strategica come il Sant’Orsola perda la propria centralità", commenta Antonella Rodiglian, segretaria del NurSind Bologna.

"C’è molto da fare per evitare che si riducono i posti letti complessivi dell’area metropolitana di Bologna e si eviti che il trasferimento di posti letto da una struttura pubblica all’altra coincida con il trasferimento di posti letto da questa ultima al privato".

Inoltre, Rodigliano tiene a precisare che "i tavoli sindacali che si apriranno per la discussione del piano di riorganizzazione devono includerei rappresentanti degli infermieri, figure centrali con cui confrontarsi per delineare criteri, tempi e modalità di spostamento del personale coinvolto. La nuova organizzazione dovuta alle nuove norme relative al contenimento del Covid-19 non può prescindere dalla valorizzazione della professione infermieristica delle competenze degli stessi; non può prescindere dal fatto che negli ospedali gli infermieri sono sott’organico e il loro numero non può più essere definito in base al metodo del minutaggio, che risale agli anni Novanta e che viene superato da nuove esigenze; ed infine, ma non per ordine d’importanza, occorre che la gli infermieri attraverso il loro sindacati diventino partecipi nella definizione della nuova organizzazione del lavoro dettata dalla pandemia in corso".

"Il piano di riorganizzazione presentato per la Città Metropolitana, che coinvolge tutte le aziende, ci lascia non poche preoccupazioni -spiega invece il dottor Eugenio Cosentino del Cimo-. A causa dello spacchettamento di alcune specialistiche tra gli ospedali periferici e come se non bastasse per la delocalizzazione anche in strutture private come ad esempio l’ortopedia".

"In questo modo si rischia di perdere la centralità e la collaborazione in tempo reale tra specialità presenti nella stessa struttura, in particolar modo si rischia di perdere il lavoro di squadra, particolarmente importante quando la cura di i pazienti con più malattie croniche richiede ai medici di coordinarsi tra le varie specialità, presenti solo in strutture sanitarie ben dotate, com’è il Sant’Orsola. Inoltre -conclude Cosentino- anche l'organico dei medici è ridotto: ci auguriamo che inizi la stagione della valorizzazione economica del personale sanitario".

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