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Sanità, ricercatori in protesta: "Precari da 20 anni, stabilizzateci" | VIDEO

Le immagini del presidio promosso da Fp-Cgil e Cisl Fp in piazza Mercanzia

Precari da 5, 10, addirittura 20 anni, e ancora con il futuro incerto perché per loro "non esiste una figura professionale per l'assunzione a tempo indeterminato" all'interno degli Istituti di ricovero e cura italiani. Per questo ieri 28 marzo a Bologna i ricercatori della sanità sono scesi in piazza per chiedere una posizione lavorativa stabile e un aumento degli investimenti per la ricerca.

Un presidio, quello promosso da Fp-Cgil e Cisl Fp in piazza Mercanzia, per farsi portavoce degli "oltre 200 ricercatori precari che, grazie al loro lavoro, sviluppano la ricerca in ambito sanitario pubblico", rammenta Mario Iavazzi, sindacalista della Fp-Cgil.

"Abbiamo tempi determinati con contratti di 5+5 anni, oltre ad assegnisti, borsisti. Le forme più precarie. Noi chiediamo appunto che siano inseriti nei percorsi di stabilizzazione così come avviene per gli altri professionisti della sanità". Insomma, un "riconoscimento del nostro lavoro che ormai va avanti in sinergia con la clinica dei nostri istituti da 10-20 anni" spiega Melania Maglio, laureata in Biotecnologie mediche e ricercatrice all'Istituto Rizzoli dal 2011.

Il problema dei contratti sembrava in parte risolto, ricorda Maglio, nel 2019, quando è partito il percorso della cosiddetta "Piramide del ricercatore" che ha permesso di accedere a un contratto a tempo determinato di 5 anni rinnovabili per altri 5.

"È stato un primo passo per il riconoscimento della figura del ricercatore e del lavoro svolto da questi professionisti, però ad oggi ancora insufficiente". Ne sa qualcosa Barbara Polischi, un'altra ricercatrice, che al presidio racconta la sua storia all'agenzia 'Dire'.

"Io sono precaria da 21 anni. Ho avuto tutti i tipi di contratto atipici esistenti: dalla borsa di studio, all'assegno di ricerca al co.co.co., e ora sono entrata nella Piramide di ricerca che comunque è un contratto a tempo determinato".

La speranza è che "venga riconosciuta la professioniatà e una stabilizzazione per noi che siamo da tanti anni nello stesso posto. Io personalmente sono da 19 anni nello stesso posto e mi aspetto un po' più di stabilità e di sicurezza". Infatti, il tema della precarietà non è solo fatto di cifre e numeri sui contratti ma anche ricadute sociali e psicologiche. È una situazione che "si vive con l'ansia, non si possono chiedere prestiti, si deve contare sull'aiuto dei familiari. È dura", conclude Polischi. (Video Dire)

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