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Cronaca Casalecchio di Reno

Intervista al preside del “Salvemini”: bullismo e famiglie assenti, fenomeni dilaganti

Dipendenze, difficoltà relazionali e famiglie che lasciano a scuola "deleghe in bianco". I bulli "componente costitutiva della società..I ragazzi ne parlano, ma per non pestare i piedi ai genitori si insabbiano le cose"

A pochi giorni dalla fine degli esami di maturità, Bolognatoday ha intervistato il direttore amministrativo dell’Istituto Tecnico Commerciale “Salvemini”, Prof. Carlo Braga, per parlare di problematiche giovanili e di educazione scolastica. In particolare, si è affrontato il tema del bullismo e delle strategie che la scuola può adottare per prevenire e arginare il fenomeno.

Professore, in base alla Sua esperienza, come descriverebbe l’adolescente medio odierno?
Sono variegatissime oggi le condizioni dell’adolescente. Ci sono però alcuni tratti comuni, tra cui una forte tendenza alla spersonalizzazione dei rapporti, catalizzata dall’uso dei social network. Tramite questi ultimi i giovani sono convinti di avere tantissimi amici, ma in realtà diventano sempre più poveri dal punto di vista relazionale, umano. Spesso la loro incapacità di gestire relazioni interpersonali li porta a non essere in grado di instaurare rapporti normali nemmeno con il compagno di banco. È chiaro, l’adolescenza è da sempre un periodo di sofferenza, ma l’indebolimento del tessuto sociale aggrava questo stato di sofferenza. Lo dimostra la crescita esponenziale delle problematiche connesse all’adolescenza: la depressione giovanile, le problematiche alimentari e le dipendenze sono diventate malattie sempre più frequenti fra i giovani dai 14 ai 18 anni.


Alla luce dei recenti episodi di cronaca legati al bullismo, come pensa che la scuola possa intervenire?
Il problema del bullismo è un problema generalizzato e credo sia diventato quasi una componente costitutiva della nostra società. L’incapacità di relazione sfocia sempre in aggressività. Un’altra tendenza molto comune nella nostra società è quella al benessere gerarchico: si sta meglio quando si ha qualcuno alle proprie dipendenze. Gli adolescenti calzano benissimo in questi meccanismi.

E se prima il bullismo era un fenomeno prettamente maschile, ora è anche femminile. Del resto, il modello che i giovani vedono ogni giorno in televisione è che l’aggressività è vincente, che chi usa la violenza verbale riesce ad avere maggior spazio di chi sta in silenzio.

La politica del Salvemini nei confronti di fenomeni di relazione per così dire “deviata”, che capitano e sono capitati, è precisa. La prima operazione è scalfire quel muro di omertà che spesso impedisce a chi è vittima di atti di bullismo di denunciarli. La seconda è garantire la certezza che ci sarà un’immediata conseguenza. Molto spesso capita che i ragazzi parlino, ma poi per quieto vivere, perché non si vuol “pestare i piedi” ai genitori, per non minare l’immagine della scuola si insabbiano le cose. La mia politica, invece, prevede che a richiesta di aiuto si dia immediata risposta.

Si va dall’allontanamento dalla scuola al cambio di classe, dalla sospensione ai lavori socialmente utili. Oppure attività e progetti pensati per sensibilizzare e informare gli studenti sui temi della violenza, del sopruso, ecc... Se funzioni di più la linea dell’autorità e della forza oppure quella del dialogo educativo e della conversazione è difficile dirlo. Spesso chi usa l’aggressività come forma di affermazione porta più rispetto per comportamenti autoritari che per comportamenti dialogici.
 

Come è cambiata la scuola rispetto agli anni passati? Qual è, o quale dovrebbe essere, il ruolo della scuola nell’educazione dei giovani oggi?
Uno dei cambiamenti più rilevanti che si sono verificati nel corso degli anni è un progressivo spostamento dell’aspetto educativo dalle famiglie alla scuola. In una sorta di delega in bianco, le famiglie tendono sempre più a delegare alla scuola la gestione di problematiche educative che non investono la stretta sfera didattica. Ora, è bene che la scuola svolga una funzione educativa di ampio raggio, ferma restando la disponibilità economica per farlo, ma deve necessariamente poter contare sull’aiuto concreto delle famiglie.

Quali sono secondo Lei i problemi più rilevanti che la scuola si trova ad affrontare oggi? Quali interventi ritiene necessari? Quanto incide la questione economica sulle scelte progettuali?
I problemi della scuola oggi si articolano su due livelli. Un primo livello, propriamente didattico, riguarda i tempi e le modalità dell’insegnamento, la scelta dei professori e delle materie oggetto di studio. Un secondo livello, più ampiamente educativo, è legato invece alla gestione delle problematiche relazionali di giovani fra i 14 e i 20 anni, che richiedono interventi specifici. Inoltre, è fondamentale lo svolgimento da parte della scuola di attività volte all’educazione civica degli studenti. Tutto ciò richiede chiaramente una forte progettualità, anche se essa è vana se non ci sono i fondi necessari a sostenerla. Senza risorse economiche, come si sa, si fa poca strada.
 

Il Suo istituto ha realizzato, o prevede di realizzare in futuro, iniziative volte a incentivare l’attiva partecipazione degli studenti?
Sì, ad esempio con il progetto “Al di là dei muri”, realizzato in occasione del ventennale della strage del Salvemini, siamo riusciti a coniugare l’intento più propriamente legato alla salvaguardia del ricordo di un tragico evento con quello di favorire l’attiva partecipazione degli studenti nella realizzazione di qualcosa di socialmente utile, come l’imbiancatura dei muri della scuola sui quali poi sono stati realizzati i graffiti. Alla fine del percorso, lo studente ha visto la scuola come qualcosa che gli appartiene e si è pertanto identificato nel cittadino che riconosce un bene pubblico come qualcosa da salvaguardare.

Nell’ambito della cultura alla legalità, si è da poco concluso un ciclo di spettacoli teatrali fatti dai nostri studenti sotto la guida dell’artista Alessandro Gallo, autore di un testo sulla camorra. Con “Vi raccontiamo le mafie” i nostri studenti hanno vissuto dal vivo le problematiche legate alla mafia, alla camorra e alla ‘ndrangheta. Hanno anche presentato il loro spettacolo al carcere minorile di Bologna, in collaborazione con alcuni studenti “carcerati”.

Sempre sul tema delle carceri, abbiamo realizzato un altro progetto chiamato “Caro amico ti scrivo”, un rapporto epistolare fra studenti carcerati e non carcerati. Anche per questo progetto il livello educativo è molto alto, perché gli studenti hanno la possibilità di condividere sensazioni, scambiare giudizi con coetanei che vivono in una situazione diversa e problematica rispetto alla loro.
 

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