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Cronaca

Clima: caldo torrido e allagamenti, così Bologna nel 2100 (se non si farà nulla)

Pubblicato il rapporto “Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in sei città italiane”. Realizzato dalla Fondazione CMCC, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, è la prima analisi integrata del rischio climatico in Italia. Sotto le Torri dal 2014 escalation di giornate più calde

Un'isola di calore incapace di raffreddarsi di notte, e con il territorio soggetto a fenomeni come frane e alluvioni. Questo lo scenario pronosticato da un nuovo studio sui cambiamenti climatici, che questa volta ha preso in esami sei medie e grandi città, tra le quali anche Bologna.

E' stato infatti pubblicato il rapporto “Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in sei città italiane”. Realizzato dalla Fondazione CMCC, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, è la prima analisi integrata del rischio climatico in Italia.

Per Bologna, si legge tra le slide preparate apposta per analizzare il rischio sotto le Torri, "la rete di drenaggio protegge la città dal rischio idraulico, secondo le proiezioni climatiche ci si aspetta per il futuro un aumento di intensità e frequenza di fenomeni di allagamento".

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Ma è anche il caldo estivo -e non- a preoccupare. Dal 2014 a oggi è stata una continua escalation di anni più caldi, con la media di quasi un grado in più in soli sei anni (0.9). non solo, gli scenari elaborati prevedono una polarizzazione delle precipitazioni nelle stagioni fredde, mentre a secco si rimarrà -se non si corre ai ripari- dalla primavera sino alla fine dell'estate.

A Bologna città poi l'isola di calore renderà ancora più intollerabili le ondate di afa, con una temperatura in media più elevata di 3,5 gradi rispetto alla campagna, con una mortalità lievemente incrementata rispetto al periodo precedente.

Lo scenario verso il 2050, se le emissioni climalteranti non dovessero conoscere ostacoli all'aumento, porteranno il meteo di Bologna a registrare lunghi periodi di siccità alternati a improvvisi eventi estremi, che però -secondo lo studio- allo stato attuale sono ancora mitigati da "una buona rete di drenaggio" si legge ancora nella sintesi del rapporto.

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