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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Processo Aemilia: spostamento respinto, Fondazione antiusura ammessa come parte civile

Sistemata la questione della competenza territoriale. Brescia chiama come teste Pagliani, che era stato assolto dal Gup di Bologna dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa

Resta a Reggio Emilia il maxiprocesso all'ndrangheta emiliana di ''Aemilia'', iniziato all'ombra delle Due Torri, che potrebbe veder rientrare in dibattimento (almeno come richiesta della difesa di Pasquale Brescia, che lo ha citato come teste a discarico) il consigliere comunale Fi Giuseppe Pagliani, assolto venerdì scorso dal Gup di Bologna dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Sono le prime novità della terza udienza del maxiprocesso, celebrato ieri con 43 parti civili e 147 imputati nell'aula speciale allestita nel cortile del Tribunale.

Il collegio presieduto da Francesco Maria Caruso ha respinto le eccezioni preliminari sullo spostamento del processo a Catanzaro. Nella scorsa udienza il pm della Dda Beatrice Ronchi aveva già ribattuto all'argomento delle difese- sul presunto ''cervello'' calabrese dell'organizzazione- sottolineando che le cosche emiliane si sono rese "autonome" da tempo e non hanno "nulla a che vedere dal punto di vista gerarchico con Cutro".

Sistemata la questione della competenza territoriale, il collegio dovrà valutare anche la richiesta della famiglia Bianchini (i costruttori di Finale entrati nella black list della Prefettura e sempre difesi da Carlo Giovanardi) di avere come teste a discarico il tecnico del Comune di Finale Emilia Giulio Gerrini. Gerrini, che affidò contestatissimi appalti post terremoto proprio alla ''Bianchini'', venerdì scorso  è stato condannato per abuso d'ufficio dal gup di Bologna a 2 anni e 4 mesi, ma non gli è stata riconosciuta l'aggravante di aver favorito l'associazione mafiosa. Sulla Bianchini pende anche la richiesta di risarcimento da 25 milioni di euro avanzata dal Comune sede dell'azienda, San Felice sul Panaro, e che è relativa ai costi di smaltimento della montagna di cemento amianto che sorge nel comune del modenese. Il collegio presieduto da Caruso ha poi ammesso numerose parti civili (a partire dal Comune di Reggio Emilia, che chiede 5 milioni di risarcimento) ma, oltre alla fondazione "Caponnetto", non ha ammesso l''ultima parte civile che ha fatto richiesta. Si tratta della fondazione antiusura di Libera "Interesse Uomo" con sede a Potenza ma attiva in tutta Italia, con sportelli "Sos Giustizia" anche a Modena e Reggio Emilia.

Il più grande processo sulle Mafie al Nord ha inizio

La Fondazione antiusura "Interesse Uomo" è stata ammessa come parte civile nel maxi processo "Aemilia" che conta 147 imputati, di cui 15 per reati di usura aggravata dal metodo mafioso. Lo rende noto la stessa Fondazione che ha sede a Potenza ma opera a livello nazionale grazie alla collaborazione con gli sportelli "Sos Giustizia" di Libera. "Con questo riconoscimento, che segue la costituzione di parte civile della Fondazione nel processo Kiterion -costola dell'operazione Aemilia, spiega il presidente, don Marcello Cozzi- si chiude un cerchio. Abbiamo accompagnato alla denuncia sia in Calabria che in Emilia Romagna e saremo vicino alle vittime in tutta la fase processuale, che e'' la piu'' delicata". (agenzia Dire)

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