Fuggì a Bologna e denunciò i Casamonica: "Hanno minacciato di sciogliermi nell'acido"
Collaboratrice di giustizia ed ex moglie di Massimiliano Casamonica. Oggi in aula per l'udienza nel maxiprocesso al clan
"I Casamonica mi hanno distrutto la vita". E' la dichiarazione di Debora Cerreoni, collaboratrice di giustizia, già moglie di Massimiliano Casamonica. "Non avevo sposato soltanto Massimiliano ma tutto il clan". Lo ha detto oggi in aula durante l'udienza nel maxiprocesso al clan che vede imputate 44 persone con accuse che vanno dall'associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all'estorsione, all'usura e alla detenzione illegale di armi.
"Nel maggio 2014 sono riuscita a fuggire a Bologna ho sporto denuncia. Avevo paura e temevo ritorsioni sui miei figli".
Dopo l'indagine 'Gramigna', coordinata dal procuratore facente funzioni di Roma, Michele Prestipino, e dal pm Giovanni Musarò. In merito ai soldi del clan, la donna ha detto: "So che Giuseppe Casamonica diceva di avere 10 milioni di euro nascosti nei muri, l'abitudine era di 'murare' i soldi". "Non sono mai stata ben vista da loro perchè ero 'gaggia' (cioè nè sinta nè rom - ndr) - ha raccontato la donna collegata in videoconferenza - dovevo fare quello che dicevano loro, non potevo fiatare, ogni volta erano discussioni e botte. Lavoravo come cuoca e neanche questo andava bene. Una volta ero a vicolo di Porta Furba e venni insultata perchè mi ero tagliata i capelli di un centimetro, arrivavano a controllarmi anche la spesa. Mi accusavano dei tradimenti ma anche lui mi tradiva, anche con una partecipante di 'Uomini e donne'".
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Ricostruendo le fasi del suo sequestro da parte del clan, la pentita ha raccontato: "Quel giorno le donne del clan mi hanno sputato davanti ai bambini che si sono messi a piangere. Mi hanno tolto il cellulare. Ero costretta ad andare in bagno lasciando la porta aperta e per cercare di nascondere il sequestro mi hanno anche portato alla festa di un loro parente. Hanno anche minacciato di sciogliermi nell'acido. Non ce la facevo più - ha concluso la donna- Più volte ho pensato di denunciarlo, ma ogni volta che andavo in caserma, alla fine non entravo e piangevo, avevo paura per i bambini. Ma nel maggio 2014 sono riuscita a fuggire e a Bologna ho sporto denuncia. Avevo paura e temevo ritorsioni sui miei figli". (dire)