"La guerra? Speriamo finisca presto": la lunga fila dei profughi ucraini in piazza
Una settantina già stamane in fila per compilare i primi moduli sanitari: in diversi hanno già chi li supporta
"La guerra? Non so, ora ho loro. Spero che finisce presto, poi torniamo a casa". E' confusa ma conserva la speranza Nadiya, 42 anni, che insieme ai suoi due figli Polina, 10, e Oleksiy, 12, è in coda per l'accettazione nella tensostruttura allestita in piazza XX settembre, che da stamane è operativa per accogliere i profughi ucraini.
A circa metà della fresca ma soleggiata mattina, la fila per richiedere l'accesso al sistema sanitario regionale conta già una settantina di persone in attesa. Nadiya, in un mix di inglese, italiano e gesti, spiega che in realtà non ha bisogno di un alloggio, poiché ha tra amici e parenti una rete sociale che permetterà a lei e ai ragazzi di avere un alloggio temporaneo, in attesa di capire che fare.
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Entrati dentro la struttura, tra una fia di sedie e un bancone con generi di conforto, addetti, sanitari, poliziotti e interpreti non stanno fermi un attimo. Qui si trova Yulia, una donna anche lei sulla quarantina e con un bimbo piccolo, che sta aspettando il suo turno per consegnare i moduli. "Aspetto il tampone, poi andrò di là (in autostazione, ndr) per fare il vaccino" spiega mentre firma il foglio della accettazione.
Già un migliaio, Lepore: "Non si sa quanto dura, Roma ci aiuti"
A mercoledì il titale degli arrivi dall'Ucraina segnava il numero di 787 persone, 4660 in tutta l'Emilia-Romagna. Un flusso che, se destinato come probabile a durare a anche intensificarsi, metterà a dura prova la macchina dell'accoglienza metropolitana. Non tutti quelli che arrivano hanno bisogno immediato di un alloggio, ma in ogni caso il numero degli alloggi messi a disposizione dal comune non supera una certa soglia, e soprattutto non è fatto per lunghi soggiorni. Il sindaco Matteo Lepore ha infatti rivolto un appello al governo, perché fornisca supporto ai municipi nella gestione di questa ennesima crisi umanitaria.
Bisogna, dichiara Lepore, "mettere i Comuni nelle condizioni di poter lavorare perchè grazie alle famiglie, al terzo settore e al sistema che avevamo già a disposizione siamo in grado di accogliere in modo dignitoso". Anche perchè, continua il sindaco, "siamo di fronte a persone che non sappiamo quanto rimarranno, ci auguriamo per loro poco perchè vogliono tornare nel loro Paese, ma la situazione non sta volgendo al meglio quindi dobbiamo prepararci anche agli inserimenti scolastici, al supporto psicologico, all'inserimento lavorativo e a far sì che queste persone si sentano protette". Bisogna ricordare, conclude il primo cittadino bolognese, che si tratta di "persone che scappano dalla guerra, molte chiederanno asilo e quindi vanno protette e messe al sicuro".