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Pronto soccorso in affanno al Maggiore, il direttore: "Ricorso per ogni evenienza è abitudine" | VIDEO

Influenza, sospetta infezione da covid, traumi, tutti casi trattati al PS del Maggiore che è in affanno, ma il direttore esamina anche un altro aspetto. L'assessore: "Situazione complessa, ma non siamo al collasso"

Influenza, sospetta infezione da covid, traumi, tutti casi trattati al Pronto soccorso del Maggiore che è indubbiamente in affanno. Nella giornata di ieri, come conferma il direttore, dott. Alessio Bertini, i numeri sono stati indubbiamente alti e il personale fa quello che può. 

Ieri sera erano 60 le persone all'interno, 170 circa i casi conclusi nelle ultime 24 ore: "Senz'altro sopra i numeri abituali - conferma Bettini - c'è stata un po' di congestione a partire dal pomeriggio, fino a 90 persone, 35 tra codici rossi e arancioni". 

Bertini però fa il punto anche su un altro aspetto: "Il ricorso al Pronto soccorso per ogni evenienza è un'abitudine difficile da smontare", quindi sono i codici meno gravi o critici a subire le attese maggiori "molti cittadini lamentano la difficoltà di capire dove andare in alternativa al PS, il lavoro da fare è informare la popolazione una volta predisposta la rete di attività"

L'iper-afflusso è confermato anche dall'infermiere di triage, Alfonso De Lucia: "In questo Pronto soccorso le patologie predominanti sono trauma e ictus, patologie impegnative che richiedono tempo, abbiamo avuto 20 sospetti covid nelle ultime 24 ore - quindi per escludere il contagi - tempi lunghi che impattano sulle attese e sulla logistica". 

L'assessore: "Non siamo al collasso"

Un quadro "problematico. Ma non siamo al collasso", ha detto ieri Luca Rizzo Nervo, assessore al Welfare e alla Sanità del Comune di Bologna, parlando alla 'Dire' a margine di una conferenza stampa a Palazzo D'Accursio. "Non c'è una situazione di ospedali al collasso - assicura Rizzo Nervo - ma c'è una situazione complessa a causa del permanere del Covid, che nelle ultime settimane ha picchiato duro di nuovo. Quindi ci sono persone positive in ospedale, con tutte le difficoltà che questo comporta sia per le loro dimissioni sia per l'organizzazione dei letti". Con i direttori generali delle aziende sanitarie, spiega l'assessore, nei giorni scorsi "abbiamo fatto il punto su questo. Si sta lavorando per attivare sia soluzioni interne, anche riconvertendo alcuni letti chirurgici, sia per valutare con le strutture del privato accreditato posti a bassa intensità per garantire l'uscita delle persone dagli ospedali". Nei prossimi giorni, spiega Rizzo Nervo, "ci rivedremo con i direttori generali per costruire un piano che scavalla tutto l'inverno e che copre da qui a marzo, con un monitoraggio quotidiano e settimanale". Il tema dei Pronto soccorso in forte affanno, ragiona poi l'assessore, "è fortemente correlato. Il problema dei Pronto soccorso non è genericamente avere posti letto, ma sta nella difficoltà di ricoverare le persone" dopo le prime cure, proprio perché nei reparti non si riescono a dimettere i pazienti. Per questo, ribadisce Rizzo Nervo, "si cercano strutture extra-ospedaliere", sia nel pubblico del territorio sia nel privato accreditato, per liberare i letti negli ospedali.

Al momento, dunque, negli ospedali di Bologna "lo sforzo è massimo- afferma ancora Rizzo Nervo- la situazione però è problematica e ci preoccupa in particolare per i prossimi giorni", a causa del picco influenzale e della rinnovata ondata di Covid. "C'è una ciclicità che abbiamo visto anche negli anni precedenti- sottolinea l'assessore- ma certamente, per chi pensava che il Covid fosse un ricordo del passato e che ci fossero state esagerazioni nelle misure di tutela della salute pubblica, questa situazione è la prova che prima non c'era un atteggiamento troppo restrittivo". Di fatto, però, si è ritornati a una situazione simile a mesi fa con reparti dedicati ai pazienti Covid e letti sottratti alle prestazioni sanitarie programmate. "Siamo tornati indietro perchè continuiamo a illuderci di esserci liberati dell'emergenza Covid- afferma Rizzo Nervo- la fase più dura della pandemia non è più all'ordine del giorno, ma l'incidenza del virus porta comunque ancora complessità negli ospedali". 

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