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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca Piazza VIII Agosto

Riders in sciopero: "Basta lavoro a cottimo, vogliamo salario dignitoso"

La protesta in piazza VIII Agosto: "Rischi enormi e il costo è la nostra stessa vita"

Delle condizioni di lavoro in progressivo peggioramento, salari in calo distanze da coprire sempre maggiori. Questi i punti principali della protesta dei rider Filt-Cgil Bologna ed Emilia-Romagna che, con lo slogan #nonunodimeno - riprendendo il famoso claim del movimento femminista Non Una Di Meno - denuncia le pessime condizioni di lavoro della categoria. I manifestanti si sono radunati in piazza VIII Agosto nello spazio antistante al Mc Donald’s per poi spostarsi di fronte allo store di Glovo, una delle piattaforme di delivery al centro della protesta.

“Siamo qui per denunciare le condizioni dei lavoratori in costante peggioramento – dice Riccardo Mancuso, delegato Filt-Cgil in JustEat e lavoratore UberEats e Deliveroo –. In questo settore non esiste un contratto che ci garantisce un salario dignitoso e tutele per la sicurezza e per la vita delle persone che lavorano per queste grandi multinazionali. Lo scorso 2 ottobre un lavoratore di Glovo, Sebastian, ha perso la vita mentre stava consegnando e Glovo, per tutta risposta, siccome il lavoratore non rispondeva alle notifiche che arrivavano sul cellulare, ha deciso di licenziarlo il giorno dopo. Nessuno si è curato di vedere cosa fosse successo, se il lavoratore fosse vivo o morto. Non c’è stata nemmeno la possibilità da parte della famiglia di accedere all’indennizzo, perché non presente sul contratto. Oggi chiediamo il riconoscimento come lavoratori dipendenti con un salario garantito, non come oggi, che siamo pagati a cottimo. Centinaia di lavoratori aspettano nelle aree di attesa o nei parcheggi delle richieste di consegna che forse non arriveranno mai e senza una sicurezza salariale. Chiediamo che il settore venga regolamentato. C’è una direttiva europea oggi in discussione che prova ad incidere sul lavoro di queste piattaforme. Noi vogliamo che questa direttiva venga rafforzata e riconosciuta da tutti i paesi membri e che ci sia un accompagnamento legislativo giusto, perché questo algoritmo ci costringe a condizioni in cui noi non possiamo vivere. Corriamo dei rischi enormi, ogni giorno, ma queste aziende non tengono minimamente conto del mezzo che utilizziamo, manutenuto a nostre spese, e ci mandano con le biciclette in zone in cui non è sicuro andare – ha concluso Mancuso – a rischio della nostra stessa vita”. 

Al centro della protesta dei rider è soprattutto il lavoro a cottimo, mantenuto nonostante i numeri e i fatturati di queste aziende siano in continua crescita.

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