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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Santo Stefano / Via Giulio Cesare Pupilli, 1

'Studiamo cure Hi-Tech, ma precari da anni', protesta dei ricercatori al Rizzoli

180 ricercatori precari di ortopedia e neurologia hanno presidiato gli ingressi degli ospedali Rizzoli e Bellaria: chiedono di essere stabilizzati dopo la fine dei co.co.co., prevista per il 2018. Ma il loro settore lavorativo resta un limbo

Lavorano da anni nella ricerca medica pubblica, ma non possono comprare a rate un elettrodomestico. Questa è, in estrema sintesi, una delle motivazioni che ha spinto stamane 180 camici bianchi a presidiare gli ingressi degli ospedali Rizzoli e Bellaria, nelle cui sedi sono ospitati gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere scientifico, strutture dove si studiano le più avanzate cure rispettivamente ortopediche e neurologiche.

Le sigle sindacali, che hanno organizzato il presidio chiedono con forza che si trovi una forma contrattuale ad hoc per questo tipo di figure, ancora sospese a metà tra sanità e istruzione, ma non riconosciuti da entrambi.

Annapaola Parilli è una ricercatrice chimica che si occupa di medicina rigenerativa e, sebbene impiegata come contrattista da anni, è ancora precaria. "Principalmente le forme contrattuali utilizzate fino alla sono state dei co.co.co -osserva Annapaola- abbiamo contratti rinnovati da più di 10 anni quindi direi che gli istituti hanno bisogno di noi.

Ricercatori precari play-2

La sua richiesta -prosegue- è anche per mantenere alto livello di eccellenza della ricerca italiana. Quanto agli effetti nella vita di tutti i giorni, Annapaola è categorica: "Tenga conto che dopo anni di servizio nella sanità pubblica tra noi c'è chi non riesce a comperarsi un frigo a rate, perché non forniamo abbastanza garanzie per il mondo del credito al consumo".

Tutte le ricercatrici e i ricercatori coinvolti son impiegati in ambiti anche delicati: progettazione di protesi, cura dei tumori alle ossa, rigenerazione dei tessuti, tutte figure altamente specializzate. Tutte queste risorse impiegate nella ricerca pubblica rischiano però di non vedere un futuro stabile neanche dal 2018, quando cioè i cosiddetti co.co.co. non potranno più essere usati nella pubblica amministrazione.

"Questi lavoratori non sono riconosciuti nel contratto nazionale di lavoro della sanità" spiega Mario Iavazzi, della Fp Cgil di Bologna. "Il punto è che nel Testo Unico sul Pubblico Impiego i ricercatori sono esclusi dal piano di stabilizzazione della Pubblica Amministrazione, e attualmente non sono ricompresi né tra le fila dell'Istruzione né tra quelle della sanità" precisa Carmela Lavinia delegato Sanità Cisl.

Tra gli anni che passano e le cose che non migliorano c'è chi pensa al privato, oppure a espatriare: "Si parla tanto di fuga di cervelli all'estero -riprende Parrilli- noi non l'abbiamo ancora fatto ma ci stiamo pensando seriamente".

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